Wyoming, neve, freddo, scarsa presenza di civiltà umana. Riserve indiane, corpi spariti, missing, scomparsi nel nulla. Una giovane agente dell’FBI, in un universo tutto maschile, viene catapultata dal sole della Florida a queste lande desolate. Incontra un cacciatore solitario, segnato dal destino, che la aiuta a districarsi in un di cile caso di violenza, frustrazioni represse, tensioni razziali, solitudini. Una ragazza di cui si ritrova il corpo sommerso dalla neve, ma di cui si conoscono poco le frequentazioni. Perché in questi luoghi la mancanza di conoscenza diventa anche una forma di autodifesa. Come nel caso, appunto di Cory Lambert, magistralmente interpretato da Jeremy Renner, che nello spazio e nel silenzio a affoga la disperazione per la perdita della figlia e la susseguente crisi della moglie.
Dopo aver sceneggiato Sicario e Hell or High Water, l’attore e sceneggiatore Taylor Sheridan debutta alla regia con una tragedia dal sapore shakespeariano, dimostrando un raro senso delle distanze e dello spazio, ma anche la capacità di dare respiro a uno script con tanti personaggi secondari fondamentali per cogliere l’ambiente descritto. Nessuna speranza, nessuna catarsi, solo una progressiva constatazione dell’inelluttabilità della tragedia, scoperta gradualmente, indizio dopo indizio, con sapiente dosaggio delle elissi temporali e dei flashback. La relazione tra il cacciatore Cory e l’agente Jane si fa più intensa, intima, man mano che il film procede e gli investigatori che la a ancano arrivano alla triste verità, ma anche in questo caso, Sheridan evita una stereotipata e scontata storia d’amore tra due caratteri opposti, prediligendo un progressivo adattamento di Jane all’ostile ambiente in cui si trova ad operare.
Niente happy end, quindi, o la giustizia che trionfa, il Bene che prevale sul Male. Piuttosto un’entomologica registrazione del Male, di uso, nascosto, protetto da questa terre infinite. No man’s land. E la triste constatazione che non esiste, per i nativi americani, un registro delle persone scomparse, come per tutti gli altri gruppi etnici e le minoranze in America. Speriamo che, come Hell or High Water, anche Wind River diventi un caso e si presenti da protagonista alla stagione dei premi 2018.