Ideata da Miri Chekhanovich e Édith Jorisch e prodotta dal National Film Board canadese, studio Dpt. e Lalibela, Plastisapiens è un’esperienza interattiva di realtà virtuale che esplora l’influenza umana sull’ambiente, e che, inversamente, invita a riflettere su quanto questo condizioni l’evoluzione umana. Già vincitrice del premio Best Creative Technology al festival IDFA 2022, questa eco-fiction dal sapore surrealista inscena un viaggio evolutivo che prende le mosse dal passato preistorico dell’umanità per poi immaginare creativamente un futuro fantascientifico.
Durante l’esperienza l’utente è infatti invitato ad abitare corpi e identità che vanno dall’organismo unicellulare preistorico a un mollusco con lunghi tentacoli, fino a diventare una creatura che ibrida l’elemento organico e inorganico: un Plastisapiens. A causa della diffusione sempre più capillare di microplastiche nell’ambiente, gli esseri umani hanno dovuto integrare nel loro organismo l’elemento sintetico, alterando inevitabilmente la loro identità fisiologica e di genere ed evolvendosi di conseguenza.
Con Plastisapiens le autrici propongono un’esperienza di “visione incarnata” invitando l’experiencer ad abitare corpi progressivamente meno antropomorfi. Un tale artificio, reso possibile dalla specificità della realtà virtuale, che sincronizzando vista e percezione sensorimotoria contribuisce a ricreare un’illusione di incorporazione, viene qui portato ad elemento centrale di ridiscussione del posizionamento umano nel cosmo: quale futuro è riservato al genere umano, posto di fronte alle inevitabili conseguenze del suo stesso impatto sull’ambiente?
Plastisapiens esplora le possibili risposte tramite un esercizio di meditazione: attraverso il respiro, attivato e visualizzato in un movimento dei joystick, l’utente è realmente invitato a riflettere sulla propria condizione interiore, ma allo stesso tempo agisce e modifica il mondo circostante, svelando progressivamente i segreti della plastosfera. Il risultato è un’esperienza contemplativa di sospensione e di meraviglia lontana dai toni allarmanti solitamente usati per figurare la crisi ecologica, ma non per questo meno coraggiosa: da problema ambientale, la plastica diviene metafora dell’alterità, e la sua ingestione ha conseguenze importanti sull’identità fisiologica, biologica e finanche di genere. Plastisapiens invita ad uscire dal pensiero binario che intende essere umano e ambiente come due identità distinte e ordinabili in maniera gerarchica e propone una parabola di ibridazioni dall’ampio respiro. In questo universo ipnotico, diventare una creatura biologicamente fluida è prendere parte ad un affresco che coniuga ecologia e femminismo.
Plastisapiens (Miri Chekhanovich, Édith Jorisch, Canada, 2022, 15’)