Alba (Macarena Arias) è una ragazzina alle prese con i cambiamenti fisici e emotivi dell'adolescenza. Ma quello che per tutti è un periodo della vita fatto di sconvolgimenti umorali e di crisi di accettazione di sè e dell'altro, per lei, priva di figure di riferimento, è ancora più drammatico.
Con una mamma gravemente malata e inferma, che, non certo per volontà propria, la trascura, Alba ha imparato a fare tutto da sola. È indipendente e autosufficiente ma, al contempo, anche solitaria e taciturna. In casa è abituata a non fare rumore, a non disturbare, per non provocare fastidi alla madre che riposa, e anche fuori, quasi non avesse altri "strumenti", affronta la vita nello stesso modo: non parla (o se lo fa, sussurra), non interagisce con i suoi coetanei. La sua timidezza è tale da diventare un vero handicap.
Figlia di genitori divorziati, col peggiorare della salute materna, Alba si trova, in aggiunta, catapultata in un mondo nuovo, quello del padre, assente da anni: un uomo strano, sciatto, altrettanto deficitario nelle relazioni sociali. Mondo e uomo che, in un primo momento, non riesce a far altro che disprezzare: la casa, povera e sporca, è una vergogna con i nuovi compagni di scuola; ogni somiglianza fisica è un fastidio.
Ben presto, mentre, grazie a un'amica, Eva, si avvia un percorso di accettazione sociale per Alba (l'invito a una festa e ad alcuni pomeriggi fatti di divertimenti quasi crudeli), si ha anche la scoperta della propria femminilità: il trucco e i bei vestiti, a cui nessuno l'aveva abituata; le prime mestruazioni, che arrivano, ironicamente, in una piscina piena di anziane signore. È il momento del distacco maggiore dal padre e dal suo piccolo mondo, che per anni le era calzato come un guscio, fatto di puzzle e osservazione d'insetti, quasi che l'apprezzamento altrui possa passare solo attraverso l'annientamento di sè e in disprezzo di un terzo. Una convinzione errata, con la quale Alba si troverà a fare i conti al momento della morte della madre. A quel punto – e solo a quel punto – infatti riuscirà a vedere gli effettivi sforzi carichi d'affetto del padre, e i suoi contrari eccessi di arroganza.
Alba di Ana Cristina Barrágan, quarto film in concorso al Bergamo Film Meeting, si presenta quindi come una piccola perla di dolcezza, che ricorda e mostra teneramente quegli anni così pieni di contrasti che sono pubertà e adolescenza, che indaga gli andamenti di un amore padre-figlis tanto impacciato (in entrambe le direzioni), quanto sincero.