Dopo alcuni fortunati cortometraggi ispirati alla fantascienza, realizzati in pellicola per mantenere una “fisicità” che il digitale non poteva garantirgli, Chema Garcia Ibarra esordisce nel lungometraggio con Espíritu sagrado. Il regista, nativo di Elche cittadina poco frequentata dal cinema spagnolo, resta ancorato ai luoghi che meglio conosce e dove erano ambientati anche i suoi lavori precedenti. Anche in questo film, la fantascienza svolge un ruolo importante, veicolando e facendo da schermo al vero scopo della storia vagamente ispirata a fatti realmente avvenuti. In città è da poco scomparsa una bambina e tutti sono mobilitati nella sua ricerca. La bimba ha una gemella ed è la nipote di José Manuel, mite gestore di un bar, appassionato di fantascienza e medianità. L’uomo è affiliato a OVNI Levante, un’associazione che si occupa di oggetti volanti non identificati di cui è presidente Julio, uno stimato professionista cittadino. La vita di José Manuel scorre quasi monotona, quasi spenta, nonostante sua sorella sia disperata per la scomparsa della figlia e sua madre, una medium assai apprezzata nella zona, seriamente malata di Alzheimer. La morte improvvisa di Julio lo porta a diventare il suo successore in questa associazione di sfigati, ma il lascito documentale del presidente appena deceduto si riassume solo in tre libri e qualche inutile fotocopia. Dopo un inizio decisamente sottotono, la storia inizia a mostrare il suo vero volto e la morte di Julio scoperchia una realtà fatta di violenza, pedopornografia e furto delle cornee in cui è caduta anche la nipote di José Miguel, che nella sua colpevole ingenuità aveva ceduto a Julio, il quale gli aveva fatto credere di mandarla nello spazio con degli alieni amici per elevarne il suo spirito. La stessa sorte che sta per accadere alla gemella superstite…
Gli interessati a fantascienza e medianità probabilmente non saranno felici di vedere che la colpevole ingenuità degli associati di OVNI Levante faccia da schermo ad una storia così dolorosa e sconvolgente, e che in qualche modo possa essere considerata come una pars pro toto che coinvolge i seri e appassionati studiosi di questi fenomeni. Probabilmente ciò non era nelle intenzioni del regista il quale è davvero un appassionato del genere che attraversa tutta la sua filmografia, ma il film non offre un buon servizio agli appassionati. Il ritmo del film, come già sottolineato, è decisamente disegnato sulla psicologia passiva del protagonista che conduce un’esistenza fatta di gesti e situazioni sempre uguali a se stessi. Il personaggio più curioso è quello dell’anziana madre che negli anni passati era stata una straordinaria medium e delle sue prestazioni tutta la città si era servita. La malattia però è in uno stadio avanzato e non le consente più di essere di aiuto alle persone che la circondano, salvo quando ha un sussulto con cui lancia un messaggio al momento oscuro. La donna dice di fare attenzione agli occhi e a questa sua affermazione fa da eco un collage di ritagli di occhi che la nipotina superstite realizza e che solo più tardi saranno compresi dallo spettatore. Un film senza grandi spunti narrativi e visivi, ad esclusione di un’immagine usata per la promozione in cui i cinque membri di OVNI Levante si rinchiudono in altrettante piccole piramidi al neon, nella vana attesa di una visita dallo spazio.