Il regista russo Alexander Zeldovich si cimenta con una moderna rilettura del personaggio di Medea. La sua Medea è una donna giovane e affascinante che si innamora di Alexey, un abbiente imprenditore russo la cui ricchezza non ha una provenienza cristallina, ma soprattutto è già sposato con figli. Medea accetta il concubinaggio e ha con lui due figli. Per alcuni anni vive in Toscana nell’attesa delle rare visite dell’uomo, amandolo a tal punto da accettare da lui qualunque briciola del suo tempo. La sua costanza sembrerebbe premiata quando Alexey decide di divorziare e ciò spalanca davanti a Medea la possibilità di un matrimonio che garantisca a lei e ai suoi figli un futuro radioso. Il destino però sembra ostacolare la loro unione e la ragazza, davanti al ricatto di suo fratello che lavora nei servizi segreti e che vuole denunciare Alexey per l’origine opaca delle sue ricchezze, agisce d’impulso e lo uccide, macchiandosi di un crimine indelebile. Medea crede anche di essersi sbarazzata del corpo che però, tempo dopo, quando si sgelano le acque in cui ha fatto precipitare l’automobile con il cadavere, viene ritrovato. Quando Alexey comprende che lei è l’autrice dell’omicidio, il loro rapporto inevitabilmente muta e Medea sembra non essere più disposta, come faceva prima, a sopportare in silenzio i comportamenti non sempre rispettosi del marito. Dopo essere giunti ad una separazione, Medea si trasferisce a Gerusalemme. Qui inizia un viaggio vorticoso in cui inizia a fare i conti con la sua anima, la sua vita si frantuma in mille pezzi e lei sembra trovare appagamento solo in una sessualità compulsiva con vari uomini. Sino al tragico epilogo, che la riconsegna alla canonica e drammatica rappresentazione della Medea della tragedia classica.
Tinatin Dalakishvili è un volto che rimarrà impresso dopo questa edizione del Festival di Locarno. Un corpo sinuoso non troppo appariscente e delle movenze feline assai sensuali, un volto non perfetto ma dai lineamenti decisamente particolari e unici. L’attrice riesce a trasferire nella sua Medea tutto il male di vivere del personaggio e la sua ossessione per l’invecchiamento del corpo. L’affannosa ricerca di una identità che fatica ad emergere, sopraffatta da altre personalità che convivono in lei. L’amore che comunque nutre per Alexei e per i suoi figli non basta a farle prendere in mano il suo destino e il senso materno non riesce mai a placare il senso di inadeguatezza che si porta dentro e che esplode in lei fino a farle perdere violentemente i sensi soprattutto quando raggiunge il piacere sessuale, quasi una piccola morte in cui la Dalakishvili raggiunge un’identità completa e straordinaria col suo personaggio.