Tre Stanze di Rol diversissime tra loro. La prima è Raging Fire, il classico action movie hongkonghese firmato dallo specialista Benny Chan. Purtroppo, si tratta dell’ultimo film di uno dei registi che più hanno dato al genere: Benny è scomparso nel 2020. La linea narrativa è quella tipica che prevede un protagonista maschile scisso in due: un poliziotto duro e integerrimo e un ex poliziotto, suo amico per la pelle, che per circostanze avverse è passato dall’altra parte della barricata. Inevitabile il confronto finale tra i due, preceduto però da infinite torsioni della trama, elettrizzanti sequenze d’azione, coreografie che sembra impossibile poter realizzare con tale precisione. Difficile, anche per chi non ama particolarmente questo genere di film, non ammirare la strabiliante capacità professionale messa in campo da tutte le maestranze impiegate nella realizzazione. Oltre due ore di divertimento puro, senza un attimo di sosta, inserito nel paesaggio urbano di Hong Kong, di cui vengono sfruttati abilmente siti ed architetture più o meno famose.
La seconda è un film quasi amatoriale di un giovanissimo giapponese, Kenichi Ugana, intitolato Extraneous Matter. Si tratta di un cortometraggio gonfiato in un secondo momento a un’oretta di girato, aggiungendovi altri tre corti. Il risultato finale naturalmente non può che essere in parte spurio. Per certi versi, l’effetto è quello di una sorta di Eraserhead in salsa nipponica: c’è la fotografia in bianco e nero, c’è una dimensione claustrofobica e domestica, c’è una esplicita dimensione sessuale, e soprattutto c’è un mostricciattolo in continua crescita. L’alieno, che vediamo per la prima volta scaturire da un armadio dell’appartamento della protagonista, visivamente sta tra un polpo e una trippa. Possiede tentacoli che si insinuano nella vagina delle donne ma non disdegnano anche di accarezzare i peni maschili. Questa sorta di contagio sessuale, che rammenta anche i primi film di Cronenberg, si estende poi al di fuori dell’appartamento di partenza e, coniugandosi forse con l’ipoteca del Covid 19, si propaga, infesta e si moltiplica invadendo spazi urbani ed extraurbani, salvo poi scomparire improvvisamente senza ragioni plausibili. In effetti, il film non si sofferma a spiegare il perché e il percome della faccenda, limitandosi a suggerire una possibilità di modifica di coordinate della vita sulla Terra che rimangono però soltanto abbozzate. Peraltro, il mostricciattolo fuma, impreca, divora i gelati, ma soprattutto esibisce una sessualità esplicita nei confronti del genere umano nelle sue due articolazioni, maschile e femminile. Del resto, la sua scaturigine deriva, forse, dal fatto che il compagno della donna non la soddisfa mai sessualmente, limitandosi a ingollare cibo e a guardare la tv, per poi andarsene di casa. Allora, la donna crea, forse, questo mostro dai tentacoli sessuali per soddisfare il proprio desiderio. Ma questa, magari, è soltanto una mia illazione.
La terza è infine un documentario messicano, Los plebes di Eduardo Giralt Brun e Emmanuel Massù, che indaga sulla vita di giovani sicari del Messico del nord, chiamati appunto “plebes”, al servizio di questo o quel cartello della droga, di questa o quella organizzazione criminale, nella zona compresa tra Sinaloa e Culiacan. I volti dei personaggi sono tutti oscurati, tranne uno solo, e la macchina da presa li segue, li intervista, li scruta mentre quelli impugnano i fucili mitragliatori, giocano con un cagnolino, mimano gli scontri a fuoco utilizzando scenografie con soldatini di plastica, fanno esercitazioni di sparatorie con proiettili a salve. Ragazzi quasi costretti a farsi carne da macello (la sequenza più impressionante del film è la carrellata sulle tombe dei morti ammazzati sparpagliate nelle vie cittadine, sormontate ciascuna da una fotografia del giovanissimo defunto), senza un passato e senza un futuro che non sia morte violenta o prigione, e con un presente consegnato al volere altrui, di capi che neppure vediamo. Attorno a questi disperati, stanno ironicamente altarini con l’immagine della Madonna, quasi che questa presenza potesse in qualche modo influire sul loro destino ormai segnato.