Madre e figlia nella vita reale, madre e figlia sullo schermo. Amalia (che è anche la debuttante regista) e Alexandra Ulman ci raccontano in forma di commedia e in un scintillante e arty bianco e nero, come si possa sprofondare nella nuova povertà nata dalla crisi economica post 2009. Il film è presentato in concorso al Torino Film Festival, dopo il Sundance e un tour tra vari festival, compreso Buenos Aires, dove ha vinto.
La giovane Leo lascia Londra, dove studiava moda, per raggiungere la madre a Gijon, nelle Asturie, rimasta vedova e che sta attraversando un momento di grave difficoltà economica. E' uno sprofondare progressivo e inesorabile nella povertà, in cui la coppia prova a conservare tuttavia sempre classe, decoro e un insopprimibile gusto per lo chic e lo shopping. Mentre la madre falsifica etichette e scrocca pranzi e cibo (a El Planeta appunto, ristorante quasi affacciato sul mare), millantando intimità con un importante politico e dedicandosi anche al taccheggio nei negozi con altalenante successo, la figlia si industria a procurarsi del denaro, vendendo oggetti di casa, progettando persino idee di assurde notti da escort disposta a tutto poi rientrato per una clamorosamente scarsa remuneratività. Riuscirà anche a innamorarsi di un cinese proveniente anche lui dalla capitale inglese, in una tenera e veloce love story romanticamente pazza e con risvolto amaro. Comunque, El planeta resta sostanzialmente il racconto di un rapporto che si riallaccia e si fortifica progressivamente nella difficoltà: lo sfratto di lì a due mesi, il taglio del riscaldamento, della elettricità.
C'è però anche una terza protagonista ed è la città di mare, Gijon, industriale e poco balneare (peraltro è un paradiso per i surfisti, se non ci fosse l'inquinamento che fa puzzare la spuma), letta da uno sguardo che ama gli scorci e in cui si riconoscono gli studi di Ulman (la regista ha studiato arti figurative e ha eseguito anche performances a New York e alla Tate di Londra, più qualche video d'arte).
In effetti è una storia molto drammatica che non fa sconti, ma che astuzia e tocco leggero rendono quasi lieve come una commedia metropolitana, un Woody Allen con meno battute e certamente tutte meno forzate. E se si pensa che una cineasta di riferimento, citata in una intervista da Amalia Ulman (oltre a Lubitsch, vabbè, e a Jim Jarmush e questo si nota), è Sofia Coppola, possiamo ben capire la voluta eccentricità della narrazione a sketch rispetto al nucleo della storia che è una delle caratteristiche stilistiche di El Planeta.
Però quando alla fine il bianco e nero della fiction, lascia il posto al colore di una ripresa televisiva, in cui una Gijon radicalmente divisa tra fan monarchici e contestatori repubblicani saluta la famiglia reale e gli invitati a una prestigiosa onoreficenza iberica, il Premio Princesa de Asturias de las Artes (tra cui Martin Scorsese che la madre tra l'altro ha usato – il nome intendo – per farsi fare un vestito di lusso su misura per il pranzo di gala), lo sguardo del film si fa dichiaratamente politico, a scanso equivoci.