Body Double, titolo (originale) sin troppo eloquente. Doppio il corpo della protagonista, Holly Body, chiamata a vestire i panni di un’altra donna. Doppia l’identità del killer e doppio il film, visto che la storia principale è incastonata dentro le riprese di un horror. Doppio lo sguardo del cineasta, che fonde con perizia due film seminali per la sua carriera come La finestra sul cortile e La donna che visse due volte. Doppia l’estetica, che ibrida il linguaggio del cinema con quello – allora in voga – del videoclip musicale. Storia di una sofferta ma in ultimo vittoriosa lotta contro la claustrofobia, Omicidio a luci rosse trova nella paura degli spazi chiusi, soprattutto nella necessità di superarli, la propria metafora estetica. Un film che si muove, non sta fermo, va avanti (il videoclip) e indietro (Hitchcock), metabolizzando tutto quello che trova sul suo cammino. Forse non il miglior film di De Palma, certamente il più importante, per come sintetizza ossessioni già presenti in altre sue opere, mai tuttavia distillate con questa purezza.