Snake eyes: tirannia dello sguardo e del movimento. L’inizio di Omicidio in diretta è un manifesto. Chi guarda chi nell’eterno piano sequenza che tallonando Nicolas Cage presenta Rick Santoro? Qualcuno attraversa continuamente l’inquadratura; scale, corridoi e porte compaiono e scompaiono, mentre Rick insegue, bracca e blocca qualcuno per poi dirigersi altrove. È la natura di Rick, sfuggente e istrionico; è il suo essere eccessivo, doppio, triplo, quadruplo, sempre in movimento come l’ambiente che gli si costruisce intorno. Intanto gli onnipresenti schermi si moltiplicano, con loro lo spazio indefinito e infinito, fino ad arrivare all’arena. Ci è voluto del tempo e del movimento, ma ecco il centro della scena: è tutto lì, esposto e al tempo stesso celato; uno dopo l’altro si presentano gli elementi del gioco, colti dallo sguardo vertiginoso della mdp che in un crescendo segue l’incessante logorrea di Rick. Stacco, improvviso, secco, sulla cabina di regia e sul gigantesco occhio che troneggia sull’arena. Who are you? My lucky number?