È morto oggi, all'età di 73 anni, Jonathan Demme, uno dei più grandi registi americani degli ultimi decenni. Cresciuto alla scuola del produttore e regista Roger Corman, Demme diresse già a fine anni '70 e inizio anni '80 alcuni dei suoi film più importanti, come Il segno degli Hannah (1979), grande omaggio al cinema di Hitchcock, e Una volta ho incontrato un miliardario (1980), trovando soprattutto alla fine degli anni '80 e per tutti gli anni '90 il successo come regista indipendente capace però di mettersi al servizio delle grandi produzioni hollywoodiane.
Tra i suoi capolavori ricordiamo la commedia on the road Qualcosa di travolgente (1986), la farsa sulla mafia italo-americana Una vedova allegra... ma non troppo (1988), ovviamente Il silenzio degli innocenti (1991), che gli valse la cinquina degli Oscar più importanti (film, regia, sceneggiatura non originale, attore e attrice protagonisti), altrettanto ovviamente Philadelphia (1993), che fece vincere a Tom Hanks il primo Oscar, e poi alcuni film meno noti ma altrettanto potenti, come Beloved (1998), tratto dall'omonimo romanzo del premio Nobel Toni Morisson, The Manchurian Candidate (2004), remake di Va' e uccidi di Frankenheimer, e Rachel sta per sposarsi (2008).
Grande esperto di musica, Demme ha inoltre legato il proprio nome a gruppi come i Talking Heads (immortalati nel film-concerto Stop Making Sense, 1984), Neil Young (con cui ha girato ben tre documentari: Neil Young: Heart of Gold, 2006; Neil Young Trunk Show, 2009; Neil Young Journeys, 2012) e il jazzista italiano Enzo Avitabile (con il doc Enzo Abitabile Music Life, che nel 2012 conquistò la Mostra di Venezia).
Di notevole spessore anche l'attività di documentarista militante, grazie a lavori come Mio cugino, il reverendo Bobby (1992), dedicato alla figura di Robert Castle, sacerdote ad Harlem negli anni delle Pantere nere, e The Agronomist, toccante omaggio al conduttore radiofonico e attivista politico haitiano Jean Dominique.