Tensione. Nervi. Mantieni i nervi saldi. Sorridi ai clienti, sempre. Ricorda la comanda. Non fare errori. Bolli. Brasa. Cuoci. Inforna. Impiatta. Una sequenza precisa di azioni. Non fare errori. Le luci al neon invadono la postazione di lavoro. I clienti parlano, si lamentano, ridono. Rumori invadono le orecchie. Tutto stride. Lame sui taglieri, mestoli sulle pentole, posate sui piatti. Non fare errori. Mantieni i nervi saldi. Ma è difficile, è impossibile. Errore dopo errore, richiesta dopo richiesta, tutto porta a un punto di rottura. You've reached your boiling point.
Boiling Point - Il disastro è servito è un dramma dalle atmosfere thriller, il regista Philip Barantini porta lo spettatore nel mondo della ristorazione e lo fa con grande sicurezza nella sua tecnica. Narrato attraverso un unico piano sequenza, Barantini si avvale al meglio di questa tecnica per creare fin da subito tensione e ritmo, la camera a mano contribuisce a costruire un'atmosfera claustrofobica, accentuata dall'uso di un'unica location, piena di attori e comparse, e dalle luci calde; la camera si pone spesso dietro i personaggi, seguendone il percorso tra le varie sezioni del ristorante e generando un effetto disorientante e labirintico.
La regia si fa quindi protagonista nel creare un costante e crescente stato di angoscia, sia nei personaggi che nello spettatore, incalzante e caotica, riesce comunque a mostrarsi calma e controllata nei momenti giusti, creando uno stato di snervante tensione riducendo al minimo i movimenti di macchina e i rumori, in attesa dell'inevitabile azione che farà nuovamente precipitare tutto nel caos.
La confusione visiva viene alimentata da una confusione auditiva, i rumori della cucina e della sala si sovrappongono generando una cacofonia di strofinii di sedie e clamore di pentole, voci e urla, accenti e inflessioni diverse, che aggiungono un ulteriore livello di caos a questa babele di suoni.
Gli accenti giocano inoltre un ruolo fondamentale nella costruzione dei personaggi, uno degli aspetti meno approfonditi del film, la cui breve durata non offre la possibilità di esplorazione dei conflitti interiori di un cast d'insieme abbastanza grande, tocca quindi agli attori attraverso manierismi e sguardi dare profondità ai caratteri, che altrimenti risulterebbero soltanto vuoti vassalli di azioni, ma che così riescono anche a regalare alcuni momenti di commozione.
La trama, per quanto interessante e pronta a fornire uno sguardo tagliente sul mondo della ristorazione, è molto semplice, a tratti anche un po' debole, composta da una serie di incidenti, una continua escalation di situazioni stressanti, che non hanno altro scopo se non quello di portare i personaggi, su tutti il nevrotico protagonista Andy (interpretato da un comunque ottimo Stephen Graham), sempre più vicini a un punto di rottura. La storia, ridotta a motore di azioni, diventa quasi un pretesto per mostrare le abilità registiche di Barantini e la bravura del comparto tecnico, rischiando di far diventare l'intero film un mero esercizio di stile, ma la tecnica è talmente raffinata, la macchina così coinvolta nella narrazione, da diventare essa stessa forma d'intrattenimento.
Boiling Point è un esperimento interessante e divertente, che gioca con la sua premessa portando i personaggi, e il pubblico, all'esasperazione, non facendo mancare una critica al mondo tossico della ristorazione, delle sue regole e delle sue gerarchie. Il risultato è un'opera godibile, i cui difetti sono pienamente compensati dai pregi, e il cui ritmo sfrenato è più che capace di tenere il pubblico incollato allo schermo.
Lo Chef Andy è sotto stress: è la vigilia di Natale e un ispettore sanitario arriva a sorpresa per controllare il suo ristorante, tra i più in voga di Londra. Il suo ex mentore, divenuto una super star televisiva, si presenta senza preavviso e accompagnato da un feroce critico gastronomico. Come se non bastasse, la pressione sta lentamente ma inesorabilmente portando gli animi della sua squadra a ribollire. Per quanto tempo Andy riuscirà a tenere il controllo?