Il primo campanello di allarme lo troviamo già nei titoli di testa, con il recupero del font azzurrino di Halloween III – Il signore della notte di Tommy Lee Wallace (1982), ovvero l’unico titolo della saga in cui Michael Myers non c’è. E infatti qui, dopo un breve recap dei capitoli precedenti, il villain compare per la prima volta a metà film, salvo poi sparire di nuovo e tornare in tempo per il gran finale. Lesa maestà? Se nel precedente Halloween Kills la figura di Michael diventava la cartina di tornasole per la follia di un’intera nazione, ora il male si è fatto endemico e può finalmente passare il testimone: ne sa qualcosa il giovane Corey Cunningham, additato dall’intera comunità di Haddonfield alla stregua di un mostro (per un delitto di cui non ha colpa) e pronto a raccogliere l’eredità di sangue di Myers.
Giunta al capitolo finale, la trilogia di David Gordon Green getta finalmente la maschera e rivela, non senza una certa spudoratezza, tutta la propria contemporaneità. E laddove Kills delineava i contorni di un presente pronto a esplodere (la formidabile sequenza dell’assalto all’ospedale da parte della folla inferocita, previsione lungimirante e al tempo stesso inquietante dell’attacco a Capitol Hill del gennaio 2021), Halloween Ends mette subito in chiaro le cose con tanto di date e numeri: si comincia la notte del 31 ottobre 2019 (cioè un anno dopo i fatti mostrati nei primi due film), con il clima di paranoia generato da Michael che provoca involontariamente la morte di un bambino innocente, e con un ulteriore balzo in avanti esplicitato dalla voce fuori campo di Laurie Strode/Jamie Lee Curtis si arriva direttamente a tre anni più tardi, in un mondo che non è più quello di prima e dove le persone sono alla costante ricerca di un nemico da affrontare o in cui identificarsi. Qui e ora, rifiutando qualsiasi forma di atemporalità: è un film del 2022 che sottolinea con forza la propria appartenenza al 2022, mettendo in scena senza troppi giri di parole un’umanità post-pandemia incattivita e irriconoscibile rispetto a soltanto pochi anni prima.
Tutto molto esplicito e fin troppo didascalico, naturalmente: in più, la scrittura non è certo un modello di coerenza, il ritmo procede a corrente alternata e talvolta i personaggi sembrano ragionare e agire senza una logica (a farne le spese è soprattutto Allyson/Andi Mathichak). Eppure, anche dietro le imperfezioni si nasconde l’anima più pura di un film che cerca di riflettere con una sincerità quasi disarmante sulla fine di un immaginario e di un’icona (Ends…) che ormai appartiene a un’altra epoca e a un altro cinema, prendendosi i suoi tempi per aggirare consapevolmente le aspettative di quel pubblico che pretende di essere autore e per seguire le storie dei suoi personaggi, contaminando lo slasher con il teen drama e spostando - seppur confusamente - il proprio baricentro in un continuo gioco di specchi e di riflessi. Perchè il male non muore, ma cambia forma. Ed è in questa assenza di certezze (anche narrative) che, entro i limiti di una produzione mainstream, Halloween Ends si manifesta come quintessenza dell’horror contemporaneo, scheggia impazzita e senza regole, quindi perfetta per raccontare la follia di questi tempi privi di punti di riferimento: come l’automobile elettrica senza conducente nel finale di Non aprite quella porta di David Blue Garcia (2022), lo sberleffo ha il sapore di un pugno in pieno volto, e si esce dalla visione disorientati e con una vaga sensazione di malessere. In un’era in cui la riesumazione delle saghe storiche porta quasi sempre a risultati inerti e senza una personalità vera e propria (l’Hellraiser di David Bruckner), il risultato non è affatto una cosa da poco.
Dopo 45 anni, il franchise horror più acclamato e venerato della storia del cinema giunge alla sua epica e terrificante conclusione: Laurie Strode affronta per l'ultima volta l'incarnazione del male, Michael Myers, in uno scontro finale diverso da qualsiasi altro mai visto sullo schermo. Solo uno di loro sopravviverà.