Icíar Bollaín

Il matrimonio di Rosa

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Catalogna. Rosa fa la costumista per le produzioni cinematografiche ma è anche la tuttofare della famiglia, dei colleghi e pure dei vicini di casa, nessuno escluso. Sulla soglia dei cinquant’anni decide di porre fine a tutto questo, fuggendo da Valencia e rifugiandosi nella cittadina natale di Benicassim, dove si stabilisce nel negozio di sarta della madre, ma soprattutto gettando nel panico le tante persone ormai abituate a poter sempre contare su di lei. Non solo Rosa fugge ma, come Rosario Chiarchiaro voleva la patente per esercitare la professione di iettatore, lei desidera celebrare un matrimonio con sé stessa per poter essere libera di vivere la sua vita. Nell’ostinata volontà di autoaffermazione di Rosa ci sono le lotte di tutti coloro che vogliono qualcosa di diverso rispetto alle aspettative degli altri: gli artisti che lasciano i propri impieghi per dedicarsi all’espressione di se stessi, le persone che si espongono per trovare riconoscimento del proprio orientamento sessuale, i giovani che si confrontano con le generazioni precedenti proponendo un diverso modo di guardare alla vita, in cui conta più il benessere della persona che l’affermazione nel lavoro o nella famiglia (obiettivi ben incarnati dalla sorella e dal fratello di Rosa).

Attraverso uno spunto surreale il film riesce a dire molto, tra le righe, della frenesia della vita moderna e di quanto sia difficile stare a contatto con noi stessi, renderci conto delle nostre sofferenze e reagire, nonostante il rischio di non essere capiti. A questo si intreccia poi la questione della memoria e del rapporto con la tradizione sollevata dalla scelta della protagonista di tornare a vivere in una cittadina di provincia dove avviare la sua attività di sarta indipendente è senz’altro più faticoso; eppure la difficoltà sembra poca cosa davanti al calore del negozio, che appare, non a caso, un luogo pacifico e accogliente, inondato dalle luci che filtrano attraverso le finestre, al contrario del buio laboratorio di produzione dove abbiamo conosciuto Rosa, addormentata esausta sulla propria macchina di cucire. Uno spazio che diventa emblema della possibilità di Rosa di abbracciare un nuovo stile di vita.

Sempre più determinata nel suo intento di riappropriazione, Rosa viene tuttavia messa in crisi  dall’arrivo della figlia, a sua volta mamma di due bambini. Di fronte alla richiesta di aiuto della ragazza, Rosa non può non rispondere al suo istinto materno e sembra nuovamente pronta ad annullarsi per il benessere di qualcun altro. La maternità infatti, che emerge anche nella relazione con la madre scomparsa da cui Rosa ha ereditato la passione per il cucito, sembra infatti essere il vincolo ultimo, ostacolo insormontabile sulla cammino di affermazione del sé come individuo. Ma il film riesce a smontare anche questa convinzione, rovesciando ancora la situazione e rendendo evidente che l’unico vero impedimento per la realizzazione della nostra felicità siamo noi stessi.

Questa verità viene compresa da tutti personaggi, che infine permettono a Rosa di celebrare il suo matrimonio e si liberano anch’essi dalle costrizioni della società. In questa commedia solare, che fa pensare più che ridere, tutti questi spunti trovano spazio, poggiati a una trama elementare che ci porta esattamente dove ci aspettiamo. E, se il Chiarchiaro di Pirandello trova nella patente il riconoscimento della sua identità, in Il matrimonio di Rosa la protagonista sceglie un modello a cui far aderire la propria vita e trova la forza di modificare i suoi ritmi, abitudini, lavoro e attitudine, al fine di diventare una nuova persona.

 

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Il matrimonio di Rosa
Spagna, Francia, 2020, 97'
Titolo originale:
La boda de Rosa
Regia:
Icíar Bollaín
Sceneggiatura:
Icíar Bollaín, Alicia Luna, Lina Badenes
Fotografia:
Sergi Gallardo, Beatriz Sastre
Montaggio:
Nacho Ruiz Capillas
Musica:
Vanessa Garde
Cast:
Candela Peña, Sergi Lopez, Nathalie Poza, Ramón Barea, Paula Usero, Xavo Giménez, Paloma Vidal, Lucín Poveda, María José Hipólito, María Maroto, Eric Francés, Ana Ulloa, José Arnau, Lucía Oca, Esther Ramos, Isa Feliu, Sara Lloret, Emilia Alegre, Laura Romero, Màriam Celaya, Gloria March, Rafa Lloret, Pilar García, Anselmo Sospedra, Vicent Gauxach, Manuel Cucala, Lola Moltó, Piedad Gorri, Laura Fernández, Xénia de la Vall
Produzione:
Crea SGR, Halley Production, Movistar+, Setembro Cine, Tandem Films, Turanga Films, À Punt Media
Distribuzione:
Officine Ubu

Rosa ha un lavoro estenuante, un fratello ingombrante, un padre troppo presente, una sorella piuttosto sfuggente, una figlia che ritorna a casa sola e con due bambini e un fidanzato che riesce a vedere a stento. Troppo abituata a mettere sempre i bisogni degli altri prima dei suoi, Rosa sta per compiere 45 anni e la sua vita non solo è fuori controllo, ma è molto lontana dall’essere qualcosa che può definirsi “sua”. Decide così di dare uno scossone alla propria vita e di afferrarne le redini, o almeno tentare di farlo. Quello che vuole veramente è realizzare il sogno di riaprire la vecchia sartoria della madre, ma, prima di farlo, Rosa vuole organizzare un matrimonio molto speciale: un matrimonio con sé stessa. Senza rivelare a nessuno le proprie intenzioni Rosa convoca i fratelli e la figlia a Benicasim, il paese di origine della madre, come testimoni del suo “matrimonio”. Ma Rosa scoprirà presto che fratelli e figlia hanno altri piani e ognuno i propri problemi, e che cambiare la sua vita non sarà una facile impresa…

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