Alain Guiraudie

L'uomo nel bosco

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I film di Alain Guiraudie prendono sempre vita in un mondo chiuso – nel senso originario della parola latina conclusus, cioè chiuso, delimitato da confini precisi – aperto all’esterno, sia perché violato da una presenza estranea (come succedeva nel precedente L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice, dove la vita di Clermont-Ferrand era sconvolta dall’arrivo di un sospetto terrorista islamico), sia perché teatro di vicende mosse dagli istinti universali dell’essere umano, quelli che valgono a ogni latitudine: il desiderio, il sospetto, la gelosia, anche la solidarietà.

L’uomo nel bosco, che in originale ha un titolo semplice e meraviglioso che per qualche ragione è andato perduto, Miséricorde, è ambientato a Saint-Martial, in Occitania, un villaggio di duecento abitanti in cui fa ritorno il protagonista Jérémie per rendere omaggio alla famiglia del fornaio defunto. Da adolescente Jérémie è stato garzone dell’uomo, era amico della moglie e del figlio suo coetaneo, e ora che è trentenne, solo e senza lavoro è come se fosse una pagina bianca da riscrivere. Come se ritornasse un po’ adolescente e più ancora un po’ bambino, gettato nel mondo e soprattutto nel cinema di Guiraudie, dove il desiderio è una forza trascinante e soprattutto un mistero che tutti vivono e nessuno sa districare.

Perché, dunque, in L’uomo nel bosco Jérémie sembra quasi volersi sostituire alla figura del figlio e al tempo stesso a quella del padre, tornando metaforicamente (ma nemmeno troppo) verso il corpo della madre? E perché, nel suo risalire alle origini della vita incontra la morte, e dunque la colpa, senza assumersene la responsabilità? E chi, allora, lo farà per lui quel gesto di misericordia per cui la salvezza passa per la menzogna, il travestimento, il silenzio?
L’immoralità del cinema di Guiraudie sta nella confusione dei comportamenti e dei valori mostrati; nell’oscenità intesa letteralmente come “fuori scena” e normalmente come offensiva verso il comune senso del pudore, perché tutto nel suo mondo grezzo e istintuale è confuso, stravolto, non conforme, non spiegato (e buffo), eppure stranamente – ed è qui lo scandalo – naturale, istintivo. Naturale perché istintivo.

Guiraudie stesso ha parlato a proposito dei suoi film – come ad esempio Lo sconosciuto del lago – di una macchina da presa che osserva più che filmare i suoi personaggi, e dunque di una “macchina desiderante”, che guarda per possedere a distanza. Se però in Lo sconosciuto del lago c’era l’attrazione del protagonista verso l’assassino (un desiderio di sesso che rivelava una pulsione suicida), in L’uomo nel bosco l’oggetto di sguardo è il protagonista stesso, ingenuo, inconsapevole, mosso da una forza che ospita dentro di sé ma che non capisce. E il tentativo di capire è così affidato a chi lo guarda: all’amico d’infanzia di cui Jérémie diventa rivale; alla madre di costui che finisce per sostituire Jérémie al figlio stesso e al marito; all’uomo corpulento di cui Jérémie è inspiegabilmente geloso; soprattutto al curato di campagna che capisce la colpa di Jérémie e agisce di conseguenza, anche a costo di mettere in crisi la sua stessa figura. E poi ovviamente allo spettatore, che entra come Jérémie nel mondo di Saint-Martial, ne è attratto e insieme respinto, ed è chiamato a farsi testimone degli eventi: sa tutto, perché L’uomo nel bosco non è del tutto un giallo, ma non gli viene spiegato nulla, perché la morale è di chi guarda, non di chi racconta.

Nel bosco ripreso dal titolo italiano, Jérémie è sempre guardato da qualcuno, anche quando è solo, e in quel vero e proprio hortus conclusus ogni cosa convive, i cadaveri sotterrati e i funghi che nascono, la verità e il suo nascondimento, il desiderio e il suo appagamento. Il vero, unico atto che rompe questo mondo è bressonianamente, e per l’appunto, la misericordia, intesa come gesto di salvezza più umano che cristiano; come assunzione di responsabilità di fronte alle forze insondabili che guidano il mondo.


 

L'uomo nel bosco
Francia, 2024, 102'
Titolo originale:
Miséricorde
Regia:
Alain Guiraudie
Sceneggiatura:
Alain Guiraudie
Fotografia:
Claire Mathon
Montaggio:
Jean-Christophe Hym
Musica:
Marc Verdaguer
Cast:
Félix Kysyl, Catherine Frot, Jacques Develay, Jean-Baptiste Durand, David Ayala, Sébastien Faglain, Salomé Lopes, Tatiana Spivakova, Serge Richard, Elio Lunetta
Produzione:
CG Cinéma, Scala Films, arte France Cinéma, Andergraun Films, Rosa Filmes
Distribuzione:
Movies Inspired

Jérémie torna nel piccolo comune di Saint-Martial per il funerale del panettiere, suo ex datore di lavoro, a cui era molto legato. Si ferma per qualche giorno a casa di Martine, la vedova del defunto, che gli è affezionata. Emergerà un passato misterioso che avrà conseguenze inaspettate...

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