Charles Cruikshank, John Leech, Robert Seymour e Hablot Knight Browne furono i tre principali illustratori delle opere di Charles Dickens, i cui romanzi uscivano a puntate mensili su giornali e riviste come il Morning Chronicle e la Bentley's Miscellany, o su quelli che più tardi lui stesso fondò, come il Master Humphrey's Clock e il Daily News (Dickens, prima e oltre che scrittore, fu giornalista). Cruikshank, che era il più celebre, illustrò Le avventure di Oliver Twist, Leech Canto di Natale, mentre a Seymour si devono le prime sette tavole del Circolo Picwick, serie interrotta dal suicidio del disegnatore. La palla passò a Browne, che si firmava Phiz, che terminò Picwick e illustrò almeno altri dieci libri di Boz (come si firmava Dickens), e i due divennero molto amici. Lo scrittore faceva parte, con alcuni dei vignettisti, della "Punch Brotherhood", la Fratellanza di Punch, il celeberrimo settimanale umoristico inglese nato nel 1841 e chiuso nel 2002.
Questo preambolo non è casuale: se andate a riguardarvi alcune delle tavole dickensiane di questi artisti vi accorgete di quanto debba loro La vita straordinaria di David Copperfield, il nuovo film di Armando Iannucci, regista televisivo e cinematografico britannico umoristico, quando non decisamente comico (vedi: Morto Stalin, se ne fa un altro), dal quale probabilmente non ci si aspettava (nonostante la laurea a Oxford in letteratura) un film tratto dal massimo narratore inglese di dissesti famigliari, prigioni per debiti, infanzie distrutte e maltrattate, slum miserabili, giovani rovinate, operai vessati, bambini sfruttati in fabbriche laide o da malfattori di strada, usurai, usurpatori, ricchi altezzosi e crudeli. Insomma, il peggio dell'Inghilterra e della Londra vittoriana. Circondati però sempre da un coacervo di irresistibili eccentrici, che spesso cambiano il tono della storia e la vita dei protagonisti.
Quello che Iannucci coglie e sbalza in primo piano è cioè il forte sottofondo umoristico della narrativa di Dickens, quello che noi, Pickwick a parte, forse conosciamo meno. Le ricchissime storie di Dickens vivono, oltre che della minuziosa ambientazione "visiva", del coacervo di personaggi incredibili che le animano, buffi o perfidi bozzetti dei vizi e delle virtù di classe britanniche. Nonostante non tralasci nessuna delle orrende disgrazie che colpiscono il giovane protagonista, La vita straordinaria di David Copperfield è una commedia, dove uno scrittore trentenne comincia a raccontare la propria vita da un palcoscenico che subito si trasforma in una campagna aperta. Un lungo flashback, pezzi della vita di David/Charles (il romanzo era molto autobiografico), trattati con colori squillanti e ritmo incalzante.
Il romanzo è di circa 900 pagine, riassumerlo in un film di due ore è problematico, soprattutto se non si intende trascurare nessuno dei personaggi. Da un lato, sarebbe stato un peccato, perché la segaligna e nervosa Betsey Trotwood di Tilda Swinton, l'adattabile Wilkins Micawber di Peter Capaldi, l'untuoso Uriah Heep di Ben Winshaw (nato per la parte), la sciocca ma tenerissima Dora di Morfydd Clark e soprattutto lo svaporato, ossessivo Mr. Dick di un formidabile Hugh Laurie meritavano tutto lo spazio che hanno.
D'altro lato, il film va forse un po' troppo di fretta, non concede tregua tra un evento e l'altro, tutto preso nella sua rincorsa ai personaggi e al loro bizzarro miscuglio etnico. Infatti, Iannucci ha lavorato, ha detto, "colour-blind", senza vedere il colore della pelle dei suoi interpreti: partito dal protagonista di origine indiana Dev Patel (che contraddice lo stereotipo del David biondo e pallido, ma ne calza perfettamente i panni), Iannucci ai rosei britannici affianca Han e Agnes coloured, suo padre Mr Wickfield cinese, e soprattutto la sprezzante Lady Steerforth, madre del (bianco) James, altezzosamente nera. Quasi avesse previsto le future (assurde) regole degli Oscar (il film è del 2019).
Tutti nati in Gran Bretagna, questi interpreti restituiscono il contemporaneo melting pot inglese, senza aggiungere particolari note polemiche ma senza stonare tra le altre figure di una galleria visiva vivace e surreale. Più Phiz che Boz.
L’adattamento di uno dei romanzi più amati di Charles Dickens. Un racconto della vita del personaggio letterario, dalla sua giovinezza fino all’età adulta, narrato in uno stile ironico, tipico del regista. Un film straordinariamente divertente che attraversa l’Inghilterra del XIX secolo seguendo il destino a zig-zag del suo eroe.