New Mexico, al tramonto degli anni Ottanta. Una cittadina anonima, incrocio nel deserto, segnata dai profili dei capannoni. In uno di questi capannoni c’è la palestra dove lavora Lou jr., uno stanzone dove si soffre e si suda, con i muri soffocati da poster che spingono ad andare oltre i propri limiti accanto a quelli che delegano le responsabilità a chi non segue le regole: se riesci sei vincente, se fallisci è colpa tua. Bastone e carota per i disperati del luogo. Chi si allena con ostinata determinazione è Jackie, nuova frequentatrice, un corpo da bodybuilder che non conosce ancora i propri confini, un sogno nel cassetto reificato in un fantomatico concorso a Las Vegas, quasi che con quello si potesse determinare davvero il proprio destino. Lou e Jackie si annusano e non ci mettono molto per finire l’una nelle braccia dell’altra. Lou per esorcizzare il maleficio rappresentato dal padre criminale; Jackie per trovare un po’ di tenerezza (che si traduce in un sesso performativo e sudato ma pur sempre sentimentale) implacabilmente negata nelle sue esperienze precedenti, uomini o donne che fossero.
Nel suo primo atto, Love Lies Bleeding tratteggia un romantic drama attraverso personaggi ambigui, equivoci, orgogliosamente non conformi: la passionale Lou nasconde un segreto che le ammala l’anima; i muscoli di Jackie sono fragili come la sua relazione con il mondo, bisognosi di un doping prima emotivo che fisico. Due vittime, peculiari e diverse, che cercano di trovare la quadratura del cerchio, un loro posto sensato nel mondo. Il problema del secondo lungometraggio di Rose Glass, scritto con Weronika Tofilska, dopo l’ondivago esordio di Saint Maude, è che inizialmente persegue – con tutte le furberie del caso – una descrizione para-antropologica delle due protagoniste, per poi immergersi in un frullato di generi in cui rischia di affogare. Se infatti la prima parte, pur subendo i colpi di un uso convenzionale di descrizioni caratteriali e tremolanti suggestioni formali, riesce a costruire un profilo credibile alle due protagoniste – dropout apparentemente conflittuali ma alla fine compatibili – lo scavo psicologico successivo non rivela alcuna profondità. Lou e Jackie sono un’omosessuale androgina soffocata dal contesto in cui affoga (e vittima del suo saper piacere sempre a una singola corteggiatrice che sfiora l’essere stalker) e una donna iper-muscolare disposta a tutto per emergere, ma pronta a ripensare sé stessa per amore: il loro arco narrativo, nell’affastellarsi della trama, sembra non riuscire mai a evolversi, a mostrare un colpo d’ala. Glass esaurisce ogni sguardo antropologico nella prima parte del film, lasciando poi il campo a un dissennato frullato di generi che, in nome di un’autocertificata profondità di analisi, sfiora a più riprese il ridicolo.
Kristen Stewart (Lou, bellissima anche quando non vuole) e Katie O’Brien (che fatica per donare alla sua Jackie un equilibrio plausibile tra minaccia e sentimento) risultano credibili finché la loro relazione – fragile e peculiare – non viene immersa in un mondo para-criminale che vorrebbe guardare a Elmore Leonard, o ad altri autori genericamente pulp, senza però cogliere di quei modelli né la forza ironica né la carica simbolica. Così, quando Glass si avventura – e trascina i suoi personaggi (Lou e Jackie, ma anche il padre criminale di Lou, un Ed Harris oltre i limiti della caricatura) – nelle sabbie mobili del genere, mescolato arditamente con un fantastico dal sapore allucinatorio (una spolverata di Borroughs piuttosto fuori fase, con una pericolosa incursione anche nei Viaggi di Gulliver swiftiani), Love Lies Bleeding perde ogni credibilità, si impantana e gira a vuoto. L’ipotesi di un Cuore selvaggio adattato alle nuove sensibilità di genere naufraga, mettendo a nudo un’impalcatura ideologica che tende al tetragono, un immaginario che per mostrarsi originale espone tutte le proprie fragilità derivative, un’idea di cinema che identifica la fluidità dei suoi personaggi con un’identità narrativa debole, stanca, vittima delle proprie mal riposte ambizioni.
Lou, scontrosa e solitaria, gestisce la palestra del padre quando nella sua vita arriva Jackie, un’ambiziosa culturista diretta a Las Vegas per inseguire il suo sogno. Le due si innamorano perdutamente, ma il loro amore le trascina in un vortice di violenza, facendole precipitare nella rete criminale della famiglia di Lou.