David Lowery

Old Man & the Gun

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La prima cosa che si percepisce, guardando Old Man & the Gun, è un profondo senso di nostalgia per qualcosa che c’era e che ora non esiste più: il tempo. O forse, più che per il tempo in sé, per l’idea di avere a disposizione il tempo di vivere la vita con il ritmo giusto.

La storia è quella vera (e tratta da un articolo di David Grann comparso sul New Yorker) di Forrest Tucker, un uomo che ha rapinato banche per tutta la vita, che è evaso nei modi più assurdi da ogni tipo di carcere e che fino alla fine ha sempre fatto ciò che amava fare. Ogni colpo lo effettuava col sorriso, con la calma assoluta di chi è compiaciuto con se stesso per la bellezza del proprio gesto, di chi ci mette il cuore in quel che fa, senza accettare compromessi. Non ci sono quindi scene d’azione o inseguimenti adrenalinici in Old Man & the Gun; non ci sono azioni violente, morti o tradimenti. Non c’è nessuna fretta, nessuna ossessione: Forrest Tucker sembra vivere costantemente fuori dal tempo, circondato da quell’aria mitica di chi sa già come andranno le cose. 

Il film di David Lowery è quindi un elogio romantico alla lentezza di un mondo ancora incontaminato dalla tecnologia (siamo negli anni Settanta, e la forma stessa del film lo mostra chiaramente), in cui i poliziotti potevano prendersi tutto il tempo necessario per studiare e inseguire i rapinatori, e i rapinatori potevano concedersi di rallentare l’auto in corsa, accostare, e prendere un caffè con un’affascinante signora incontrata a bordo strada. Uomini tutti d’un pezzo, volti e personaggi d’altri tempi, che prima di ogni altra cosa provano ad esaudire i propri sogni e a vivere pienamente per quello in cui credono.

Una nostalgia tangibile per una certa idea di mondo che, attraverso l’uso del 16mm, di un particolare tipo di colonna sonora dal sapore rétro (The Kinks, Scott Walker, Nancy Sinatra, Curtis Mayfield, Patti Page…) e di attori come Robert Redford e Sissy Spacek, diventa un discorso non solo attorno alla dimensione umana, ma anche sul cinema del passato, in cui l’ammirazione nei confronti delle storie e dei miti della New Hollywood riaffiora in ogni istante.

Purtroppo Old Man & the Gun non riesce mai ad andare oltre questo suo aspetto. Il rimpianto per un tempo, per un ritmo di vita e per una dimensione più umana delle situazioni sono raccontati da Lowery con assoluta precisione e convinzione: ma al momento dei titoli di coda la malinconia che permea il film svanisca all’istante. Come se il regista non fosse riuscito a trovare una motivazione che rendesse il suo film qualcosa in più di un semplice esercizio di stile, un omaggio a un mondo perduto o, in definitiva, dal momento che secondo le dichiarazioni dello stesso Redford questo dovrebbe essere il suo ultimo film da attore, il resoconto di una straordinaria carriera.

Old Man & the Gun
Usa, 2018, 93’
Titolo originale:
Old Man & the Gun
Regia:
David Lowery
Sceneggiatura:
David Lowery (da un articolo di David Grann)
Fotografia:
Joe Anderson
Montaggio:
Lisa Zeno Churgin
Musica:
Daniel Hart
Cast:
Casey Affleck, Danny Glover, Robert Redford, Sissy Spacek, Tika Sumpter, Tom Waits
Produzione:
Condé Nast, Endgame Entertainment, Identity Films, Sailor Bear, Wildwood Enterprises
Distribuzione:
Bim Distribuzione

Addio di Robert Redford alla carriera di attore, il film è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Negli anni del suo crepuscolo, dalla sua temeraria fuga dalla prigione di San Quentin a settant’anni, fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Forrest Tucker disorientò le autorità e impressionò il pubblico. Coinvolti in maniere diverse nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt, che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dall’impegno non violento profuso da Forrest nel suo mestiere, e una donna, Jewel, che ama Forrest nonostante la professione che l’uomo si è scelto.

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