Sicario di Denis Villeneuve ruotava attorno al concetto di confine. Lo faceva ovviamente a partire dall’ambientazione, a cavallo tra gli Stati Uniti e il Messico, attraverso la quale riusciva a trasmettere l’idea di una nazione dai limiti geografici e sociali ormai indefiniti ed indecifrabili, costantemente contaminati da elementi esterni. Un’incertezza geopolitica che si espandeva inesorabilmente fino a destabilizzare il concetto di giustizia, rendendo impensabile una distinzione evidente fra bene e male. Un’idea di confine fluido, che Villeneuve rievocava con un lavoro sulla forma che evidenziava l’impossibilità del genere di piegare alle proprie regole narrative una realtà inafferrabile. E così il western, che più di ogni altro ha saputo veicolare il concetto di confine, veniva contaminato dal poliziesco, o dal war movie, generando una destabilizzazione visiva e narrativa perfettamente correlata all’idea di caos in cui si muovevano i protagonisti del film.
Soldado di Stefano Sollima, tre anni dopo il capostipite, parte da queste premesse; dalla consapevolezza che sebbene tutto sia apparentemente invariato, ogni cosa ha assunto in realtà un significato diverso. Il confine ora c’è e si fa sentire con prepotenza, i narcos agiscono secondo regole ben precise e gli agenti della CIA sanno esattamente contro chi combattere. I cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano, e per questo la lotta al narcotraffico si è inasprita. Una situazione disperata che spinge i federali ad affidarsi all’ex sicario Alejandro Gillick con lo scopo di scatenare una vera e propria guerra tra bande rivali, e così tornare allo stato di caos e incertezza del film precedente.
Sollima mantiene sostanzialmente inalterate le scelte stilistiche di Villenevue, ribaltandole però di significato. E così le vedute aeree in Sicario trasformavano gli scenari americani in una terra straniera, qui diventano lo sguardo di droni e satelliti sempre vigili su ogni cosa; i primi piani che non riuscivano a delineare in modo preciso i volti dei protagonisti scavano nella profondità del loro passato, caratterizzandoli a livello morale. Ogni cosa è più evidente e insieme disperata; così come il destino di ogni personaggio anche secondario, al quale non sembra concessa alcun tipo di speranza.
Letto in quest’ottica, Soldado appare quindi una lucida testimonianza del cambiamento radicale che ha colpito l’America, non solo da un punto di vista politico ma soprattutto per quanto riguarda la percezione collettiva di una realtà allucinata.
La guerra della Cia al narcotraffico messicano si è inasprita da quando i cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre la frontiera americana. Per combattere i narcos l'agente federale Matt Graver dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile Alejandro, la cui famiglia è stata sterminata da un boss del cartello della droga. Alejandro rapisce la figlia del boss per scatenare un conflitto fra bande, ma quando la ragazza comincia a essere considerata un danno collaterale i capi della Cia ordianano a Graver di fare piazza pulita di ogni testimone dell'operazione. Alejandro compreso.