Barry Levinson

The Alto Knights - I due volti del crimine

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Quella che segue non è una recensione standard. La lunghezza eccede i tempi di lettura consentiti. Non per una rassegna di titoli di film, né per un esercizio filologico, bensì per l’ovvia constatazione che cinema e storia sono due termini tra i quali far intercorrere non una congiunzione ma l’ausiliare del verbo essere. Siccome il cinema “è” storia, vale la pena fare un po’ di conti. Poiché nel mosaico epocale del crimine inveterato in seno alla storia degli Stati uniti occorre innanzitutto armarsi di aritmetica della coscienza. Si può quindi ripartire dai veterani che si sono dedicati all’impresa di The Alto Knigths, che in Italia per necessità cognitive elementari in disuso viaggia con il sottotitolo I due volti del crimine. Sommando l’età del regista Barry Levinson (classe 1942), del protagonista sdoppiato in modalità Pirandello in arte Robert De Niro (classe 1943), che andrebbe infatti considerata due volte interpretando i ruoli dei rispettivi e coetanei boss di Cosa Nostra, Frank Costello e Vito Genovese, quindi l’età dello sceneggiatore Nicolas Pileggi (classe 1933), del produttore Irwin Winkler (classe 1931), nonché del direttore della fotografia Dante Spinotti (classe 1943), si ottiene mezzo millennio (o seicento anni, in caso l’addizione riguardi sei e non cinque soggetti) di vita comunque vissuta tra cinema e privato, immaginario collettivo e retroterra a largo spettro.

Il che vuol dire per The Alto Knigths un investimento memoriale da ottantenni e novantenni che combattono la loro battaglia filmica reiterando consapevolmente il modello di Martin Scorsese, il quale già con De Niro e Pileggi aveva elaborato a futura memoria Quei bravi ragazzi, ovvero Goodfellas, quindi Casinò e infine sempre con De Niro e Steven Zaillian sceneggiatore al posto di Pileggi The Irishman. Poco importa quindi se proprio in The Irishman, anche in quel caso procedendo al computo dell’età anagrafica di Scorsese, De Niro, Harvey Keitel e Joe Pesci, si arrivavano a mettere assieme nel sodalizio culturale e professionale secoli paralleli che il cinema ha intercettato da sempre con profondo senso di responsabilità divulgativa, logico-irrazionale e decostruttiva. Non è un caso che in The Alto Knighs si veda in televisione passare il classico di Raoul Walsh La furia umana con l’irriducibile e furioso James Cagney, che in qualche modo rimanda al De Niro numero uno nei panni di Genovese pronto a dare di matto come Pesci in Quei bravi ragazzi e Casinò; o che al fianco del De Niro numero due interprete bolso di Costello l’attrice Debra Messing sia truccata come Ingrid Bergman; o che addirittura lo stesso De Niro/Genovese somigli in maniera impressionante al Robin Williams, contemperato da Levinson in passato per Good Morning, Vietnam, Toys – Giocattoli e L’uomo dell’anno.

Levinson rinuncia all'inquadratura lunga che riallaccia i piani e il filo della memoria che invece anche in The Irishman connotava l’ottica sconsolata ugualmente di lungo periodo di uno stile di regia dimenticato a sua volta. In The Alto Knights, social club originario e colpevole, di contro, onde evitare il testa a testa con Scorsese, Levinson propende per il taglio veloce da stripes/strisce, ergo da caricature/maschere umoristiche nell'accezione appunto pirandelliana; e che si perdono e ricompongono come in un collage, composito e scollegato di fatti andati perduti, simile allo specchio irrimediabilmente rigato da frantumi insanguinati.

Questo quadro generale scosso di continuo da inquadrature concepite in chiave di schegge psichiche, colorate o decolorate, documentali o finzionali, destituite all’apparenza di stile proprio si prefigge come obiettivo davanti all’obiettivo della macchina da presa, chiamata in correità, a restituire l’essenziale allo spettatore odierno afflitto da disturbi dell’attenzione (in quanti hanno detto, pensato o scritto, a proposito di Scorsese, che Killers of the Flower Moon era un film troppo lungo o noioso?): ovvero l’eredità rimossa, disordinata e ingovernabile del delitto o peccato originale degli Stati Uniti violenti d’America, quindi della desinenza italiana dell’immediato dopoguerra con indesiderati e rimpatriati nelle o dalle file di Cosa Nostra. E procede appositamente nei meandri della medesima materia caotica di verità e inganno assemblati, silenzi e dichiarazioni pubbliche, deposizioni e corpi deposti in orizzontale da raffiche di pallottole, poiché una non basta mai, può mancare il bersaglio o per un miracolo paradossale non raggiungere l’esito cimiteriale richiesto. 

Non c’è redenzione né via di scampo nell’America dei grossi investimenti finanziari che gettano le basi della Las Vegas a grosso capitale e investimento mafioso in pieno deserto del Nevada, salvo l’arte di invecchiare bene che il team assortito di The Alto Knights offre come provocatoria chiave di lettura generazionale, sfida percettiva e valore aggiunto di un’operazione intelligente dove aleggia l’estrema dissociazione del carattere e dell’identità. De Niro che incarna anche con l’ausilio falsificante del digitale l’uomo d’affari che non si sporca le mani ma mente e il delinquente che non parla e piuttosto ammazza o fa ammazzare pur di prendersi tutto, rende sostanziale nei prosaici “due volti del crimine” l’impossibilità di distinguere il bene dal male dentro il sistema mafia/America: lo stesso sistema di fondo che ha falciato i due Kennedy, un presidente irriconoscente verso gli amici degli amici (John) e un procuratore generale, equivalente del ministro della giustizia, deciso a perseguire con ogni mezzo il racket (Robert); ed elegge ai giorni nostri presidenti a propria immagine e somiglianza patologica.


 

The Alto Knights - I due volti del crimine
Stati Uniti, 2025, 120'
Titolo originale:
The Alto Knights
Regia:
Barry Levinson
Sceneggiatura:
Nicholas Pileggi
Fotografia:
Dante Spinotti
Montaggio:
Douglas Crise
Musica:
David Fleming
Cast:
Robert De Niro, Cosmo Jarvis, Debra Messing, Kathrine Narducci, Matt Servitto, Wallace Langham, Louis Mustillo, Belmont Cameli, Bob Glouberman, Ed Amatrudo, Jean Zarzour
Produzione:
Warner Bros.
Distribuzione:
Warner Bros. Italia

A metà del XX secolo, due dei più noti boss della criminalità organizzata di New York, Frank Costello e Vito Genovese, si contendono il controllo della città. Un tempo migliori amici, piccole gelosie e una serie di tradimenti li mettono in una rotta di collisione mortale che cambierà per sempre la mafia (e l'America).

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