Arnaud Desplechin

Tromperie - Inganno

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Un uomo e una donna. Amanti e adulteri. Bastano per fare un grande film. Almeno se si tratta di Denis Podalydès e Léa Seydoux, e se il film è diretto da Arnaud Desplechin, che riesce nell’impresa di adattare Philip Roth (e il suo romanzo breve in forma di dialogo Inganno) al cinema. Ma anche un uomo e le sue donne. L’amante, la moglie, l’amica, un vecchio amore, una ex studentessa. Le donne della sua vita. Donne reali o di fantasia. O forse entrambe le cose assieme.

E dunque uno scrittore – o un regista – e i suoi personaggi, sempre in bilico tra verità e finzione, che si confrontano lungo dodici capitoli apparentemente slegati tra loro. L’inganno del titolo si snoda su più livelli, dietro ogni velo ce n’è sempre un altro, senza che si possa mai arrivare a una soluzione definitiva. E si fa quindi gioco cinematografico (gli spazi onirici del sogno, le dissolvenze con buco che si soffermano sul dettaglio, la luce che asseconda gli stati d’animo dei personaggi) e meta-cinematografico («Tutti mi criticavano perché avevo i capelli blu ed esibivo il mio seno» dice Léa Seydoux, e suona come un riferimento al suo personaggio in La vita di Adele).

L’inganno è quello della parola, con cui lo scrittore Philp tenta di spiegare l’inspiegabile, razionalizzare i sentimenti, descrivere la realtà e al tempo stesso superarla. “Non si può vivere senza parlare, anche se le parole ci tradiscono”, parafrasando un dialogo in Vivre sa vie di Godard. Le fitte conversazioni tra Philip e l’amante indagano alcuni dei temi prediletti di Roth: la vita borghese, il desiderio, le nevrosi, il tempo e la vecchiaia, la religione e l’ebraismo, i rapporti uomo – donna, e naturalmente il sesso, l’unico momento in cui si può finalmente smettere di pensare.

La parola è connaturata all’immagine, ha essa stessa una funzione ispiratrice e creatrice. In una scena, Philip è nel suo studio e chiede all’amante di tenere gli occhi chiusi e descrivere la stanza: lei inizia a farlo, per poi scendere sempre più nel particolare al punto che la memoria visiva finisce per confondersi con l’immaginazione. Il personaggio di Léa Seydoux non si limita a ricordare ma crea con la parola le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Come dice lei stessa, nell’Odissea non vorrebbe essere la musa Nausicaa o la ninfa Calipso ma Omero.

In tal senso, Philip si pone sullo stesso piano delle donne che lo circondano, e già questo basterebbe a scagionarlo dalle accuse di misoginia che gli vengono rivolte durante il processo in un’aula di tribunale immaginaria.

Tutti i personaggi nel film condividono la sensazione di sentirsi fuori luogo: Philip ingabbiato come la moglie e l’amante in un matrimonio infelice; la donna cecoslovacca esiliata dal suo Paese; l’amica malata di tumore in ospedale; la giovane studentessa vittima del trauma dell’elettroshock. Tutti convivono con i propri errori (il titolo tromperie è la traduzione di inganno ma il verbo francese tromper significa anche sbagliare) e tutti sono alla ricerca di risposte impossibili da trovare.

Com’è che ci si innamora? Come si può perdere l’interesse sessuale per qualcuno? «Sarebbe come chiedersi perché nevica».

L’unico vero rifugio per Philip è la finzione. È nel suo studio, è nel suo quaderno di appunti, quello da cui la moglie scopre il tradimento, chiedendosi perché lui ami quella donna più di quanto abbia mai amato lei («Perché non esiste! Se tu non esistessi, ti amerei in quello stesso modo»). Una donna forse reale o forse di fantasia. In fondo, che differenza fa?


 

Tromperie - Inganno
Francia, 2021, 105'
Titolo originale:
Tromperie
Regia:
Arnaud Desplechin
Sceneggiatura:
Arnaud Desplechin, Julie Peyr
Fotografia:
Yorick Le Saux
Montaggio:
Laurence Briaud
Musica:
Grégoire Hetzel
Cast:
Denis Podalydès, Léa Seydoux, Emmanuelle Devos, Anouk Grinberg, Madalina Constantin, Miglen Mirtchev, Rebecca Marder, Saadia Bentaieb, André Oumansky, Gennadiy Fomin
Produzione:
Why Not Productions, Canal+, Ciné+
Distribuzione:
No.Mad Entertainment

Tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth, il film è la storia di un uomo, uno scrittore americano a Londra, che parla con le donne della sua vita, reali o immaginarie. In particolare con la sua giovane amante, compromessa da un matrimonio a cui si è già rassegnata. I due si incontrano per fare l’amore e discutere, e così Philip nutre di parole il suo insaziabile appetito di scrittore. Amanti, spose, amiche rifugiate o terminali, studentesse bipolari, parlano tutte attraverso la voce di Philip, perfino in sogno. Nessun filo conduttore lega queste conversazioni se non l’eco lancinante delle ossessioni del suo autore, il sesso, l’adulterio, la fedeltà, l’antisemitismo, la letteratura. Feticista delle parole, Philip è in ascolto assoluto delle donne che lo circondano.

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