Louise Courvoisier

Tutto in un'estate!

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Quando, spiegando la Francia, l’insegnante della scuola media ci ha parlato delle “plus de trois cent formes de fromages” che il paese produce, non potevo sapere che mi sarei trovata a scrivere, oggi, di uno di questi alimenti, il comté, formaggio a pasta pressata cotta originario del Giura, regione della Francia orientale al confine con la Svizzera, area rurale verdeggiante, oltre che zona montana di vigneti, di laghi e di pascoli, in cui Louise Courvoisier, che da lì proviene, ha ambientato il suo primo lungometraggio, Tutto in un’estate!, presentato a Cannes 2024, dove ha vinto il Prix de la jeunesse di Un certain regard, e alla Festa del Cinema di Roma (Alice nella Città), oltre che vincitore di due César, per l’opera prima e per la migliore promessa femminile (Maïwene Barthelemy). Film che si svolge quindi in uno spazio – tempo preciso, il Giura in estate (anche se il titolo originale è Vingt Dieux - titolo internazionale, Holy Cow - che significa “porca vacca!”, “porca miseria!”) e che ha come protagonista un diciottenne, Totone, che alla morte del padre si trova a dover badare alla sorella di sette anni e a dover trovare un lavoro, dopo aver sempre snobbato quello del genitore, che era un piccolo casaro.

Totone è infatti uno scapestrato; lo vediamo, a inizio film, in uno splendido piano sequenza che comincia con un vitello in un’automobile, ballare su un tavolo a una festa contadina e accogliere le provocazioni di chi vuole che si spogli, nel caldo dell’ubriachezza e della stagione. Beve, fuma, frequenta persone discutibili e pensa solo a divertirsi, anche con le ragazze, oltre che con le gare di stock-car, una delle poche cose che si possono fare in una realtà che è sempre uguale a se stessa, con ragazzi che si conoscono tutti e con i quali è facile entrare in rotta, magari per motivi di cuore. Come succede a inizio film. Il caso vuole che, quando muore il papà, Totone trovi lavoro (in una grande azienda casearia) proprio presso la famiglia del ragazzo che detesta, famiglia che cercherà di truffare, dopo essere stato licenziato, per arrivare a vincere il premio al miglior comté, 30.000 euro. Ovviamente non vincerà il premio, che richiede una lavorazione del prodotto molto più accurata di quella che ha potuto fare lui con i due amici che lo aiutano e la ragazza che lo ama e lo sostiene, senza accorgersi, all’inizio, delle sue intenzioni, ma nel finale si farà finalmente spiegare da un’anziana contadina come fare a produrre un buon formaggio e capirà che, al di là di tutto, nella vita qualcosa bisogna fare, anche con impegno e sacrificio, e che gli affetti contano più del denaro. Quelli sinceri.

Un racconto di formazione quindi, sicuramente; ma la cosa interessante di quest’opera è che Courvoisier mescola vari generi (il western, l’avventura picaresco - rocambolesca, il realismo sociale, il film rurale alla Petit Paysan– Un eroe singolare, dramma, commedia e sentimenti) per produrre un film originale, vicino al realismo dei Dardenne, ma anche a quello stralunato di Dumont, e per concentrarsi su personaggi che, pur precisamente delineati, stanno tutti dentro al contesto in cui sono inseriti, rappresentando l’asprezza, la durezza, la fatica del mondo contadino, che si traduce in caratteri ruvidi, a volte cinici, che si esprimono più con le azioni che con le parole, e che stanno tenacemente attaccati alla natura e ai suoi ritmi. Emblematica la scena della nascita del vitello e, in questo senso, la figura di Marie-Lise, seria e responsabile contadina – allevatrice che sa anche scherzare e divertirsi, come mostra la bellissima (e giocosa) scena finale. Gli attori, tra l’altro, sono tutti non professionisti trovati sul posto; la regista li ha scelti anche per la fisicità che incarnano e ha provato tantissimo con loro prima delle riprese, per farli entrare in situazione. In effetti Clément Faveau, che interpreta Totone, è una rivelazione. E allo stesso modo sono splendidamente mostrati i luoghi, con riprese ampie e luminose (in formato Scope), e il film può proprio caratterizzarsi per l’alternanza tra momenti aperti e dinamici, paesaggi, situazioni, scene di gruppo, e momenti introspettivi, in cui la luce si affievolisce e l’attenzione della regista si sposta sui personaggi, inquadrati in intensi primi piani, e sui loro sentimenti. Perché di questo si tratta, per Totone e non solo per lui: elaborare le proprie emozioni, dare un nome a quello che prova accettando anche i propri limiti, in un contesto in cui le persone sono spicce, non vanno tanto per il sottile e le “teste calde” vengono osteggiate, se non capiscono com’è davvero – lì - la vita.


 

Tutto in un'estate!
Francia, 2024, 90'
Titolo originale:
Vingt Dieux
Regia:
Louise Courvoisier
Sceneggiatura:
Louise Courvoisier, Théo Abadie
Fotografia:
Elio Balezeaux
Montaggio:
Sarah Grosset
Musica:
Charles Courvoisier composer, Linda Courvoisier
Cast:
Clément Favreau, Maïwene Barthelemy, Luna Garret, Mathis Bernard, Dimitri Baudry
Produzione:
Ex Nihilo
Distribuzione:
Movies Inspired

Totone, 18 anni, trascorre la maggior parte del tempo bevendo birra e bighellonando con il suo gruppo di amici, quando un tragico evento improvviso lo costringe a fare i conti con la realtà: deve prendersi cura della sorellina di sette anni e trovare un modo per guadagnarsi da vivere. Si propone quindi di produrre il miglior formaggio Comté della regione, per vincere la medaglia d’oro al concorso agricolo e il premio di 30.000 €.

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