C'erano una volta le riedizioni. In un tempo ormai lontano, quando i film si potevano vedere soltanto nei loro templi deputati (le sale cinematografiche), alcuni titoli del passato ritornavano in copie ristampate o semplicemente rispolverate, soprattutto (ma non solo) durante l'estate, spesso per riempire i mesi vuoti della programmazione.
Il criterio era, perlopiù, mercantile: venivano infatti ridistribuiti i film che alcuni anni prima avevano riscosso grande successo (e che quindi distributori e gestori pensavano potessero avere un nuovo e vecchio pubblico potenziale), oppure i film interpretati da attori che nel frattempo erano diventati divi: i loro film, talvolta, venivano distribuiti con un titolo diverso, per ingannare chi li avesse già visti e indurlo a ritornare, con una strategia truffaldina e fondamentalmente controproducente.
All'inizio degli anni '80, con il dilagare delle televisione private, le riedizioni diminuirono e a metà del decennio, con l'avvento dei videoregistratori, sparirono quasi completamente. Uno degli ultimi, fortunati, fenomeni di riedizione fu uno splendido ciclo organico, distribuito dalla UIP (che editava in Italia i titoli di alcune majors) nella primavera-estate del 1984 con il titolo complessivo Gli anni d'oro di Hitchcock. A distanza di quattro anni dalla morte del Maestro, riapparvero così nelle sale italiane cinque capolavori (Nodo alla gola, La finestra sul cortile, La congiura degli innocenti, L'uomo che sapeva troppo e La donna che visse due volte) che non erano stati più proiettati da molto tempo. Poi nel 1997 ritornò ancora La donna che visse due volte, riedito nell'edizione restaurata con il titolo originale, Vertigo, che incontrò un discreto successo di pubblico.
Non a caso sotto il segno di Hitchcock si inaugura, il 23 settembre, “Il Cinema Ritrovato al Cinema”, l'operazione progettata dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Circuito Cinema, che non è intesa alla resurrezione delle riedizioni come mero sfruttamento commerciale, ma vuole riallacciarsi alla consuetudine, soprattutto francese e inglese, di ridistribuire nelle sale film importanti e di particolare valore estetico e spettacolare, che hanno segnato la storia del cinema o che sono stati sottovalutati al momento della loro uscita, per consentire al pubblico di oggi di vederli nelle condizioni migliori: infatti si tratta esclusivamente di film restaurati (in parte dalla stessa Cineteca di Bologna, con il suo prestigioso laboratorio L'Immagine Ritrovata) e in versione originale con sottotitoli in italiano.
Il ciclo si apre appunto con un film di Hitchcock degli anni '50, ma rimasto escluso dalla rassegna del 1984, Delitto perfetto (Dial M for Murder), realizzato nel 1953 e uscito nel 1954, con una novità significativa: il film è presentato in 3D, ossia nella forma in cui fu concepito da Hitchcock (su richiesta della Warner) ma che, a suo tempo, per problemi tecnici, conobbe una diffusione molto limitata (uscì in stereoscopia solo in poche sale statunitensi e non in Europa).
L'autore di Psycho realizzò alcune sequenze - a cominciare da quella, celeberrima, del tentato omicidio di Margot/Grace Kelly - proprio sfruttando genialmente le risorse della tridimensionalità. La scommessa di Hitchcock consisteva soprattutto nel fatto che il film fosse basato su una pièce teatrale (di Frederick Knott) e quindi quanto di più inadatto, sulla carta, all'adozione del 3D. Ma proprio vedendolo, oggi, in questa forma, si potrà apprezzare la finezza con cui il Maestro inglese muove la mdp negli spazi dell'appartamento dove viene pianificato dettagliatamente e fallisce miseramente il complotto omicida.
Inoltre il 3D conferisce un rilievo emblematico agli oggetti, come le forbici (che salvano Margot), il telefono (strumento dell'inganno mortale), le chiavi (che invece inchioderanno il marito demoniaco). Sottovalutato dallo stesso autore, che lo considerava solo un film commerciale interlocutorio fra un insuccesso al botteghino (Io confesso) e un progetto che lo allettava di più (il successivo La finestra sul cortile), Delitto perfetto, sessant'anni dopo, si conferma una nuova, magistrale variazione sul tema del nido di vipere coniugale dissimulato dietro l'ipocrisia e la falsità, un perfetto congegno di tempi e dinamiche ad orologeria e uno spregiudicato racconto nero dove l'assassino (il magnifico Ray Milland) risulta assai più complesso e brillante della vittima (la splendida Grace Kelly, al suo primo film con Hitch) e dell'eroe (Robert Cummings). Il restauro è stato curato da Park Circus.
Nei prossimi mesi si prevede la riedizione, fra gli altri, di Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti, La febbre dell'oro (1925) di Charles Chaplin, Les Enfants du Paradis (1945) di Marcel Carné (nella versione integrale), Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, Hiroshima mon amour (1959) di Alain Resnais e altri (per informazioni: Il Cinema Ritrovato).