Era già tutto prefigurato in un semplice taglio di montaggio. Neanche una dissolvenza, uno stacco. Netto. Molto più netto di quello che qualunque grammatica del cinema potesse suggerire. Era uno stacco netto neanche voluto, perché imposto da criteri di economia narrativa che trascendevano il regista, in quel periodo spesso incapace di comprendere che cosa stava succedendo e per questo spedito in vacanza mentre altri gli montavano il film, his fucking movie, come amava gridare in faccia alla troupe. Ma questo stacco netto ha spiegato che tutto ciò che c'era prima e che ci si augurava per l'immediato futuro era soltanto una candida illusione.
Siamo in Easy Rider, esordio e punto più alto di Dennis Hopper, che sceneggia insieme a Peter Fonda e Terry Southern, profeta letterario hipster (si legga il suo Blue movie: irresistibile). I due hippy motorizzati protagonisti del film hanno appena incontrato un altro loser come loro, anzi, peggio di loro, perché è un avvocato persosi nei fumi dell'alcool interpretato da Jack Nicholson, attore per caso quando sembrava ormai avviato a una carriera da produttore indipendente (nella vita ci si sbaglia: menomale, nel suo caso). Lo iniziano alla marijuana durante una sosta notturna intorno a un falò e si divertono come pazzi rombando immersi nella meraviglia del paesaggio americano e agitando le braccia come uccelli in volo.
Improvvisamente, dal nulla, la metallica chitarra di Jimi Hendrix in If six was nine irrompe nel film, interrompendo la cantilenante Don’t bogart me dei Fraternity of Men che cullava il sonnolento viaggio dei tre tra immense praterie popolate da cavalli. È uno shock sonoro a cui segue un altrettanto fulmineo mutamento visivo: case in stile coloniale, afroamericani che lavorano ai bordi delle strade, bandiere americane praticamente ovunque. Il viaggio alla scoperta dell'America dei tre penetra all'interno del Profondo Sud ed è l'inizio della fine. Da lì in avanti sarà un progressivo gioco di sottrazione al termine del quale non rimarrà più nessuno. E niente. La morte dei due capelloni, nelle sale dello stesso Sud, fu salutata da applausi e ovazioni da parte dei rednecks, pare.
Quel taglio netto, visivo e sonoro, però, non era solo un taccone messo da un montaggio improvvido che cercava di salvare un film di oltre quattro ore, quanto un vaticinio sulla fine di tutto. Tre mesi dopo l'esaltante presentazione del film a Cannes ci fu Woodstock, ma l'illusione di una perpetua estate d'amore e di rivolta si chiuse con l'assassinio di Meredith Hunter durante un concerto degli Stones ad Altamont, in Virginia. Stesso Profondo Sud.
The Final Cut.