A distanza di sedici anni dal successo del primo capitolo diretto da Ang Lee, La tigre e il dragone 2 ne recupera l’immaginario in un’operazione di restyling e aggiornamento che conferma ancora una volta le potenzialità dell’effettistica digitale del cinema hongkongese. Perché a ben vedere, l’intento del regista Yuen Wo Ping non pare tanto il raccontare gli eventi seguiti al film del 2000, quanto il perfezionamento tecnico di uno stile di cui il coreografo e regista è stato uno dei maggiori artefici, che ha segnato buona parte del cinema degli ultimi vent’anni rielaborandone il linguaggio in relazione a quello video-ludico coevo, aprendo così la settima arte a nuove contaminazioni di indubbio fascino.
Già supervisore delle scene di lotta per La tigre e il dragone, la trilogia di Matrix e i due Kill Bill, il cineasta cantonese porta ora la sua disciplina d’origine a una delle vette espressive più alte, merito soprattutto della rapida e incisiva evoluzione informatica che sempre più condiziona ampi settori dell’industria cinematografica odierna.
Sorvolando sulla trama poco incisiva – che guardando a I sette samurai collega con clichés e forzature eventi e personaggi vecchi e nuovi impegnati a difendere o impossessarsi del “Destino Verde”, la mitica spada già al centro del film precedente, strumento di potere e supremazia nel Mondo delle Arti Marziali – sono i combattimenti a suscitare maggior interesse.
L’iperrealismo delle piroette antigravitazionali tipico del genere raggiunge qui una qualità sorprendente, non solo per il montaggio saettante, che più che mostrare lascia spesso appena il tempo di intuire l’azione, trascinando ulteriormente nel caos frenetico delle battaglie (la scena alla taverna o tra i vasi della Casa dei Te), ma soprattutto per la componente sonora, vero fiore all’occhiello della pellicola. Lo scricchiolare di ossa e cartilagini, lo sferragliare di armi o il lacerarsi delle carni sono più che abbellimenti scenici: diventano infatti elementi portanti di quella percezione “aumentata” ormai centro della nuova estetica del cinema d’azione contemporaneo che – come con il 3D, la macchina a spalla o le riprese in soggettiva – punta a un coinvolgimento sempre maggiore dello spettatore. Una partecipazione a suo modo “diretta” che apre nuove prospettive teoriche e pratiche di fruizione del mezzo filmico.
La tigre e il dragone 2 (Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny, Cina-USA, 2016, 96’).
Trasmesso dal 26 febbraio 2016 su Netflix.