Apre il 17 novembre (e chiuderà il 26 novembre) la 34esima edizione del Torino Film Festival, con un programma che presenta in totale 213 film, tra lunghi, medi e cortometraggi. Tra questi, 46 opere prime e seconde, 43 anteprime mondiali, 25 internazionali, 8 europee e 73 italiane. Molti i Paesi rappresentati: Argentina, Austria, Belgio, Cambogia, Canada, Cile, Cina, Francia, Germania, Italia, Messico, Serbia, Regno Unito e Stati Uniti.
Le sezioni sono nove: il concorso internazionale Torino 34, il fuori concorso Festa Mobile, Afterhours, dedicata al cinema horror, Tff Doc per i documentari, Italiana corti, Onde per il cinema di ricerca e sperimentale, l'omaggio al regista tedesco Harun Farocki, una retrospettiva (al suo secondo anno) sulla fantascienza distopica e una sul punk, in onore del quarantennale della sua nascita.
Diretto come sempre da Emanuela Martini, il festival aprirà Between Us di Rafael Palacio Illingworth, storia di una coppia apparentemente felice, e chiuderà il thriller (definito un Le Iene “sporcato” da un tocco B-movie anni '70) Free Fire di Ben Wheatley, prodotto da Martin Scorsese.
Tra le pellicole più attese, tra le quindici in concorso, l'americano Christine di Antonio Campos, storia vera di Christine Chubbuck, conduttrice della tv americana anni ‘70, schiacciata dalla svolta sensazionalistica dei media e dal conflitto fra immagine pubblica e intima disperazione; il francese La mécanique de l'ombre di Thomas Kruithof, thriller politico; il cinese Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang, dramma ad atmosfere noir incentrato sulla necessità di un trapianto d'organi; e il serbo Vetar / Wind di Tamara Drakulic, racconto di un'adolescenza. Unico italiano I figli della notte di Andrea De Sica.
Per il vastissimo programma di “Festa Mobile”, Sully di Clint Eastwood, storia dell'ammaraggio sull'Hudson nel 2009 dell'aereo pilotato da Chelsey "Sully" Sullenberg; Free State of Jones di Gary Ross, con Matthew McConaughey, che narra la vicenda del disertore dell'esercito confederato che alla fine della Guerra di Secessione creò uno stato autonomo antisegregazionista; e L'economie du couple di Joaquim Lafosse, racconto aspro e paradossale della vita di una coppia di “separati in casa”. In categoria inoltre l'esordio cinematografico di Roberto Bolle e una ripresa dell'ultimo allestimento di Kenneth Branagh di Romeo and Juliet, piena di suggestioni felliniane. E poi ancora, Slam - Tutto per una ragazza, nel quale Andrea Molaioli riambienta il romanzo di Nick Hornby a Roma, e Sono Guido e non Guido, in cui Alessandro Maria Buonomo inventa un fratello gemello autore delle poesie di Guido Catalano.
In Onde, Nyai - A Woman from Java, il nuovo lavoro del maestro del cinema indonesiano Garin Nugroho, che porta in scena un confronto tra dramma storico e melodramma umano; Daguerrotype di Kiyoshi Kurosawa, gotico racconto di fantasmi, sospesi tra ossessione e realtà e tra speranza e disperazione; Le fils de Joseph di Eugène Green, storia di un adolescente nella ricerca del padre in un mondo che ha bisogno di coordinate; e Beyond the Mountains and Hills dell’israeliano Eran Kolirin, sorta di commedia astratta sull’innocenza della colpa.
Tra i restauri cult Palombella rossa di Nanni Moretti. Tra i più importanti omaggi, quello a David Bowie (ripreso anche nel manifesto), con Furyo di Nagisa Oshima, e quello a Michael Cimino, con la versione restaurata di The Deer Hunter (Il Cacciatore).
Presidente della giuria del concorso Torino 34 è uno dei più grandi direttori della fotografia viventi, Edward Lachman, che ha lavorato con autori come Robert Altman, Steven Soderbergh, Todd Haynes, Dennis Hopper, Werner Herzog, Wim Wenders, Paul Schrader, Nicholas Ray, Sofia Coppola.
Guest director, Gabriele Salvatores con sua la mini sezione Cinque pezzi facili.