Campagna laziale. Samuel (Lorenzo Richelmy) è un teppista in libertà vigilata, il magistrato lo ha sottoposto alla tutela di Vincenzo (Stefano Cassetti), che gli ha trovato un lavoro in un'azienda agricola. Presto emerge che, nel tempo libero, Vincenzo è allenatore della squadra di rugby locale. Non solo, è un ex campione di quello sport. Non ci vuole più di un quarto d’ora per capire che Vincenzo intuirà la possibilità di canalizzare la rabbia del ragazzo nell’energia necessaria al gioco. Sarà faticoso invece rieducarlo al lavoro di squadra, tra le ovvie recidive e complicazioni sentimentali.
Di per sé, scegliere uno sport di squadra come metafora paradigmatica per raccontare la vita e la società, non è una scelta fuori vaso. Di certo non è una scelta nuova o originale. Nella fattispecie il rugby ha avuto i propri momenti di gloria cinematografici in decine di pellicole, solo per citare a memoria due dei tanti esempi: This Sporting Life (1963) di Lindsay Anderson, in piena stagione arrabbiata, o Invictus (2009) di Clint Eastwood.
Il progetto de Il terzo tempo viene proposto da Enrico Maria Artale come conseguenza quasi automatica del successo ottenuto con un corto sulla squadra di rugby dell’Aquila, girato a ridosso del terremoto, e di un Nastro d’Argento appena vinto. Gli intenti didascalici, l’esemplarità della storia, erano tra le condizioni imposte dal centro di produzione del Centro Sperimentale, in una cordata interministeriale che si rintraccia bene nei titoli di testa.
Il problema principale del film sta proprio nell’incapacità di velare quegli elementi del sottotesto, di calarli in una sceneggiatura che avesse un’articolazione superiore a quella del pilot di uno sceneggiato RAI (difetto che sappiamo di poter estendere senza troppi ripensamenti a molte produzioni nostrane recenti).
La regia di Artale si adegua come un guanto a quella mediocrità, senza cercare guizzi, abusando qua e là dell’accompagnamento musicale. Parimenti malgestito il cast, dove si salvano forse il solo Richelmy, che si è sottoposto a un lungo training per entrare nel ruolo, e i ragazzi della squadra, veri giocatori del Frascati.