La prima immagine è un lungo primo piano di un grosso sesso maschile ricoperto da schiuma che si offre gradualmente alla visone dello spettatore, sotto la doccia. L’immagine successiva è un primissimo piano di Rocco, segnato dai rivoli d’acqua che gli rigano il volto. I due registi senza indugiare mostrano da subito la materia del loro personale ritratto-omaggio a una delle più grandi star del porno internazionale: Rocco Siffredi in questa sequenza è come uno stanco Cristo sceso in terra.
La madre sognava una carriera ecclesiastica, ma lui già da ragazzo aveva il diavolo in corpo e capì in fretta che questo sesso ipertrofico che gli era stato donato, sarebbe diventato l’origine del suo riscatto sociale dalle umili origini e fonte della sua ricchezza, ma anche la sua dannazione. In trent’anni di carriera nell’industria del porno, cominciata in Francia negli anni ottanta, prende parte a più di millecinquecento film.
Il film segue da vicino le giornate di Rocco e i suoi costanti spostamenti tra Europa e Usa, alternando la dimensione professionale a quella più intima degli affetti che si divide tra l’amore per la moglie e i suoi due figli. Alla crudezza e brutalità delle scene di sesso sui set, si susseguono i racconti del passato e delle origini familiari di Rocco. L’alternarsi di questi due emisferi emotivo-professionali, ci restituisce un’immagine poliedrica e sfaccettata dell’attore-regista-produttore-papà.
Rocco non è solo una super-macchina del sesso, come è stato sempre etichettato. Il suo fare è più vicino alla performance dell’atleta: un atleta del cuore che si concede anima e corpo in ogni cosa che fa. Demazière e Teurlai, attraverso il loro sguardo “mettono a nudo” il divo del porno con tutte le sue fragilità e contraddizioni, la sua sensibilità e le sue grandi doti d’ascolto; come nella sequenza in cui provina le giovani attrici che tentano la fortuna con la speranza di entrare a far parte della sua casa di produzione. Chiede quali sono i loro limiti, le coccola, le accarezza, si mette in sincrono con i loro desideri.
Questa stessa sensibilità l’ha colta la regista francese Catherine Breillart, che gli offre un cameo in Romance X e poi un ruolo da protagonista in Anatomie de l’Enfer insieme a Amira Casar, dove da prova di grandi capacità attoriali affidandosi interamente alla parola.
Con Rocco c’è sempre Gabriele, operatore di camera e stylist sui set dei film, che abbandona la sua triste vita da banchiere per dedicarsi completamente al cugino, suo idolo e alter-ego. Il loro è un rapporto controverso fatto di reciproca ammirazione ma non senza scontri quotidiani. Gabriele pensa a creare delle scene con degli intrecci articolati che sistematicamente vengono smontate da Rocco e ridotte all’osso, perché il pubblico potrebbe annoiarsi se non si consuma in fretta.
Rocco, come tutti gli italiani, è attraversato da un profondo senso di colpa di matrice cattolica. Che lo porta a mettere in discussione il suo percorso e le sue scelte. Ciò traspare quando ci parla commosso dello smisurato amore per la madre defunta e di come fosse fondamentale per lui, la sua costante approvazione. Sentire di essere nel giusto.
Il porno è ormai diventato secondario alla soglia dei cinquanta. Per il suo addio alle scene Rocco decide di girare per un’ ultima volta con l’attrice inglese Kelly Stafford, suo doppio femminile e sola collega ad averlo veramente capito. Il film è della Kink.com, casa di produzione leader nel genere del sesso rude, con la regia dell’amico John Stagliano.
Durante il viaggio in macchina verso gli studios, Kelly mette in crisi il punto di vista totalmente maschilista di Gabriele con la sua sincera e consapevole visione della sottomissione nel sesso. Ma dietro la reazione collerica di Gabriele c’è altro, la certezza che quello sarà il suo ultimo viaggio verso la fine di un’epoca che si sta concludendo.
Nel film del suo addio Rocco entra in scena trascinando sulle spalle una croce, ma non c’è nessun intento blasfemo o provocatorio. E’ la croce dei pregiudizi e delle sofferenze che hanno segnato la sua vita.