Immagine 1. Dall'inizio alla fine, Dogville è disegnata sul pavimento. Le case lungo la Elm Street. Il campanile sospeso per aria: gente religiosa. Un posto tracciato sul set, senza pareti, dove tutti vedono, sentono, sanno tutto. Immagini 2. Alla fine, ci sono le vere fotografie di povera gente dell'America della Depressione e David Bowie canta «Young Americans». Immagine 3. Grace tenta di scappare da Dogville sul cassone di un camioncino, sotto un telone tra casse di mele verdi, non ha un posto dove rifugiarsi, anche solo tracciato sul pavimento. Von Trier, perfido e romantico come sempre, racconta la sua voglia di verità dentro un cinema, come sempre, malato (e cerebrale).
Grace, la Grazia, vorrebbe abbandonare quei cani di abitanti che la tratteranno come un cane. Von Trier non è che deve portare alla luce il nascosto. L'hanno fatto Hawthorne, Dreiser, Faulkner, Tennessee Williams, Thornton Wilder. Conosciamo già questa Dogville e i suoi abitanti. Pensavamo di conoscere anche Grace: e invece...