In A Brighter Summer Day (1991), poco prima di trovare la morte, Honey confessa a Xiao Si’r di aver letto numerosi libri durante il suo “esilio”. Ma di aver dimenticato tutti i titoli, tranne uno: Guerra e pace. Quello lo ricorda perfettamente. È stato scritto abitualmente che il cinema di Edward Yang racconta la vita così com’è. Quindi il cinema è vita. Anzi, la vita è tre volte migliore da quando esistono i film: è una battuta di Yi Yi, perciò dev’essere vero. Però a pronunciarla è colui che diventa più avanti un assassino, e che dai film impara anche ad uccidere. La vita, allora, e il cinema che la riproduce, la assiste, la precorre. Eppure ciò che appare un trionfo, sia della vita, sia del cinema, per Edward Yang è al contrario un dubbio epico e irrisolto: è più autentica la vita o è meno necessario il cinema? Libertà di risposta, benché non possa esserci l’una senza l’altro. Come Tolstoj, Yang ha sempre narrato l’uomo nel tempo. Yi Yi è purtroppo il suo ultimo capitolo di un sommo romanzo senza fine.