«Avete ancora la nausea?» – «Ho come una melancolia!». Questo è Lazarescu Dante Remus, anni 63, gatti tre. Un uomo melancolico, cinico, ironico, forse, perché di lui non si sa molto. L’unica cosa che per certo si conosce è che lentamente se ne va verso la morte. Cristi Puiu, al suo secondo film e a uno dei primi fondamentali atti di quello che poi si sarebbe affermato come il nuovo cinema rumeno, racconta la storia della dipartita di quest’uomo dal mondo. Un film sulla morte e sulla sua incomunicabilità costruito dilatando il tempo del racconto fino a renderlo irreale nel suo assoluto e drammatico realismo. Un'odissea ospedaliera lunga una notte, una via crucis in cui ogni tappa di avvicinamento alla morte si scrive attraverso piani sequenza con almeno tre personaggi che dialogano senza capirsi. Intanto Dante muore, osservato a distanza solamente dalla macchina da presa, lasciando allo spettatore il tempo di guardare questo moderno Lazzaro trapassare nell’indifferenza e nell’incomunicabilità generali.