Cinema (di)vino

Racconto d'autunno di Éric Rohmer

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Il ciclo dei racconti delle quattro stagioni di Éric Rohmer si conclude in un autunno solare nella Valle del Rodano, tra vini Côtes du Rhône e schermaglie amorose. La vendemmia è davvero finita? Su Cineforum n. 378, ottobre 1998, così Mariachiara Pioppo scriveva di Racconto d'autunno e dei suoi balletti sentimentali a cui Rohmer guarda con occhio bonario e compiaciuto, completando il suo affresco dedicato alla vita e alle sue età.

 

 

Cineforum n. 378, ottobre 1998

Scheda Racconto d'autunno di Eric Rohmer

L'amore nel pomeriggio dell'esistenza

Mariachiara Pioppo

 

«Stagione delle nebbie e della molle fecondità / stretta amica del cuore del maturante sole; / che cospiri con lui per caricare e beare / di frutti le viti che intorno alle grondaie corrono; / per piegare sotto le mele i muscosi alberi della capanna / ed empire tutti i frutti di maturità fino al torso; / perché l'Estate ha colmate fino all'orlo le loro nocciuole / con un dolce nòcciolo; per far gemmare altri / e ancora altri, più tardivi fiori per le api / finché esse pensino che i giorni tiepidi non finiranno mai / perché l'Estate ha colmate fino all'orlo le loro viscose celle» (John Keats, Ode all'autunno, 1820).

Forse Eric Rohmer aveva in mente questi versi di John Keats quando iniziò a girare, nell'autunno di un anno fa, l'ultimo dei suoi racconti delle quattro stagioni. Il film, infatti, risplende del calore dei raggi settembrini ed esalta il fascino della natura al culmine della maturità con i frutti gonfi e le viti piegate dal peso dei grappoli pronti per la vendemmia. E il senso di benessere che invade la natura, protesa a sfruttare l'ultimo sole prima che sopraggiunga il rigore dell'inverno, si trasmette anche ai personaggi che animano questo racconto, tutti (o quasi) soddisfatti della propria vita, contenti della propria età e disponibili a lasciarsi riscaldare dalle passioni, proprio come i frutti dai raggi del sole.

Dei racconti delle quattro stagioni questo dedicato all'autunno è il più solare. Nemmeno Racconto d'estate (1996) è così luminoso e “caldo”. Rohmer, comunque, ricrea attentamente le tonalità proprie delle quattro stagioni nei film che compongono la sua tetralogia. I colori intensi dei fiori appena sbocciati riempiono molte inquadrature di Racconto di primavera (1990), ma i cieli sono ancora grigi, come in Racconto d'inverno (1991). Il sole pallido della Bretagna intiepidisce le spiagge ventose su cui si muovono i ragazzi di Racocnto d'estate, ma sono assenti il tepore e il rigoglio che caratterizzano, invece, quest'ultimo racconto.

A ogni stagione Rohmer assegna un'età e una sfumatura del sentimento amoroso che, con sorprendente vivacità e capacità di introspezione, si diverte a raccontare: «Che volete? L'amore è uno dei temi più interessanti sullo schermo. Ce ne sono anche molti altri, come il racconto poliziesco, il film d'azione o di guerra; ma sono cose che non fanno per me». E così questo regista oggi settantottenne ci parla di padri e di figli che si scambiano i ruoli, giocando agli innamorati (in Racconto di primavera). O di giovani che si incontrano, si amano, si perdono, si ritrovano e riprendono ad amarsi come se il tempo non fosse passato (in Racconto d'inverno). O ancora di adolescenti che si corteggiano (in Racconto d'estate). O, infine, di adulti che (ri)assaporano i turbamenti del gioco amoroso con lo stesso gusto dell'adolescenza, unito, però, alla sicurezza che deriva loro dall'età e dall'apprezzamento dei piaceri della vita.

Un'educazione sentimentale

È l'amore il sentimento con cui si misurano tutti i protagonisti dei racconti delle quattro stagioni. Con Racconto d'autunno, che conclude la tetralogia, si completa la galleria di personaggi innamorati. Ci sono gli indecisi, quelli, cioè, che non riescono a capire quale sia l'oggetto del loro desideno amoroso (Felicine di Racconto d'inverno, Gaspard di Racconto d'estate). Ci sono i seduttori, inguaribilmente attratti dalle ragazze molto più giovani di loro (il padre di Natacha m Racconto di primavera; Etienne di Racconto d'autunno). Ci sono gli insodisfatti, che amano senza appagamento (Jeanne di Racconto di primavera; Rosine di Racconto d'autunno, fidanzata con Leo, suo coetaneo, ma consapevole che con lui «non c'è complicità intellettuale, affinità, né vera tenerezza»). Ci sono, infine e qui il discorso riguarda più da vicino Racconto d'autunno, i risoluti, quelli che sanno decidere, che non si lasciano corrompere dall'incertezza.

A quest'ultimo gruppo appartiene Isabelle, cui non fanno certo difetto l'intraprendenza, lo spirito d'iniziativa e la determinazione nell'agire. Non appena identificato il problema di Magali e vista la ritrosia di questa a farsi avanti («Alla mia età sarebbe più facile trovare un tesoro sotto la vigna»), Isabelle inizia a mettere in atto una serie di strategie per trovarle un compagno che nemmeno un'agenzia matrimoniale saprebbe eguagliare. È proprio lei, infatti, il fulcro narrativo della vicenda, è lei che intreccia i fili e ne tiene i capi tra le mani. A suo confronto Rosine, che pure tenta di risolvere il problema di Magali, fa la figura della scolaretta, scontando la differenza di età (che, per una volta, gioca a favore di chi di anni ne ha di più) e l'ambiguità forse inconsapevole, ma non del tutto con cui aveva preteso di poter risolvere il problema di Magali, presentandole Etienne, facendo innamorare l'uno dell'altra e conservando, così, per sé sola l'affetto puro dell'uomo in base a un'idea dell'amore asessuato che solo gli adolescenti possono arrivare a concepire.

Tornando a Isabelle, vero motore come si diceva dell'intera vicenda (a meno di non volere considerare il desiderio di innamorarsi), Rohmer sembra prenderla come esempio (positivo) dell'immediatezza del sentire e della fiducia nelle proprie sensazioni. A Gérald confida di credere «ai sentimenti immediati», grazie ai quali, del resto, capisce subito che colui che ha reclutato tramite un annuncio matrimoniale è l'uomo adatto all'amica. E quando questi, messo a conoscenza del piccolo inganno ordito da Isabelle, le confida di «sentirsi frustato» e di «avere avuto voglia di amarla», Isabelle ribatte senza esitazioni «Amerà l'altra».

Anche Gérald appartiene alla categoria di Isabelle: è risoluto, sa cosa vuole e non cerca una donna ideale («Cerco una donna con cui sia piacevole stare»). Entrambi agiscono con determinazione per raggiungere il proprio fine. Tuttavia Rohmer, che diegeticamente dà a Isabelle il ruolo di artefice della vicenda, ma conserva per sé quello di demiurgo extradiegetico, non ci consegna dei personaggi immutabili dall'inizio alla fine: anche Isabelle e Gérald (che hanno meno da imparare degli altri, perché meglio conoscono se stessi) subiscono un'educazione sentimentale: la prima capirà che il divertimento può farsi pericoloso e che, scommettendo sui sentimenti altrui, si finisce per mettere in gioco anche i propri (bello e significativo è il bacio che Isabelle dà a Gérald in un momento di complicità durante la festa di matrimonio); l'altro imparerà che quando si vuole una donna bisogna agire (esemplare il suo corteggiamento di Magali durante la festa) e non si deve concedere mai la prima mossa (la storia con Isabelle era tutta sbilanciata a favore della donna, che decideva quando e dove vedersi e che volutamente celava informazioni personali: «Non mi sento ancora di dirglielo. La prudenza non è mai troppa»).

Caso vs. volontà

Certo è che Isabelle e Gérald sono determinati e si adoperano per raggiungere il loro obiettivo. Né l'una né l'altro lasciano fare al destino. «Anche se può sembrare il contrario, Isabelle e Magali e gli altri personaggi di Racconto d'autunno sono molto responsabili, sono autori in tutto e per tutto del proprio destino. Non amo personaggi che si lascino condizionare dalle circostanze». La dichiarazione di Rohmer è tanto più significativa se si pensa all'importanza che destino e casualità hanno assunto di recente (Sliding Doors di Peter Howitt, Hasard ou coincidences di Claude Lelouch e Lola rennt di Tom Tykwer, questi ultimi due presentati alla 55a Mostra del Cinema di Venezia). Al caso, unico dio secondo alcuni delle vicende umane, Rohmer contrappone un razionalismo perfetto. A una trama ricca di colpi di scena dovuti al sovrapporsi imprevedibile delle coincidenze, preferisce un intreccio che pare un congegno a orologeria, in cui avvenimenti, incontri ed equivoci non avvengono per caso, ma perché pensati per quel momento.

Un regista invisibile

Racconto d'autunno è la storia di una macchinazione amorosa ordita da Isabelle e, in parte, da Rosine nei confronti di Magali. Equivoci, colpi di scena, sotterfugi, scoperte e riconciliazioni, come nella più classica delle commedie plautine, sono gli ingredienti di un racconto che si articola in tre parti. A una lunga introduzione, in cui viene lentamente messo a fuoco il problema, seguono uno svolgimento e una conclusione in cui, con una accelerazione di ritmo chiaramente percepibile, tutti i nuclei narrativi raggiungono velocemente lo scioglimento. Le passeggiate di Isabelle e Magali tra i filari di vite o le loro chiacchiere dopo pranzo sull'àia, che Rohmer come sempre riprende con la massima naturalezza, nascondendo il lavoro di messinscena sembrano futili all'inizio, ma servono in realtà a fare uscire Magali allo scoperto, a lasciare emergere la sua insoddisfazione.

Da questo momento l'iniziativa spetta a Isabelle e a Rosine, che si adoperano per lo stesso fine e che imbastiscono, ciascuna, un piano che culmina alla festa di matrimonio. È proprio questa a rappresentare il climax dell'intera vicenda: i personaggi sono finalmente riuniti e li vediamo agire insieme e allo stesso tempo in un'unica sequenza. Assistiamo così, finalmente, all'incontro di Magali con i due uomini che le sue amiche hanno scelto per lei. Come spettatori, tuttavia, non osserviamo imparziali Cupido scoccare le sue frecce, ma parteggiamo per Gérald. Gérald è sincero, mentre Etienne deve conoscere Magali solo perché così vuole Rosine. Gérald desidera una donna vera mentre Etienne cerca solo ragazze molto più giovani. Quando Gérald, insomma, mette in atto le strategie della sua ars amatoria siamo tutti dalla sua parte e osserviamo divertiti con quale astuzia utilizza le informazioni dategli da Isabelle (sa che Magali è viticultrice, si finge conoscitore e fa apprezzamenti sul vino che sta bevendo, ben sapendo che è Magali a produrlo) per farsi strada nel cuore della donna.

I balletti sentimental-amorosi di questi adulti che alternano saggezza e istintività sono osservati da Rohmer con occhio bonario e compiaciuto. Ma non è solo l'età matura ad attirarsi un simile sguardo. Con altrettanta intelligenza mista a tenerezza Rohmer aveva guardato gli adolescenti (e, del resto, Rosine sembra un personaggio uscito proprio da Racconto d'estate) e ne aveva studiato i percorsi amorosi. I racconti delle quattro stagioni sono, in fondo, un grande affresco dedicato alla vita e alle sue età. Non è un caso che Rohmer in Racconto d'inverno citi il dramma omonimo di Shakespeare (The Winter's Tale, appunto), riprendendone l'avvertenza: «Preparatevi a vedere la vita così bene imitata, così perfettamente viva, come quando il sonno imita la morte».

Mai citazione è parsa più appropriata: i dialoghi che Rohmer mette in bocca ai suoi personaggi sono perfettamente naturali; il modo in cui questi reagiscono ai casi della vita pare così spontaneo da fugare ogni sospetto di artificio artistico; la presenza della macchina da presa non è quasi mai avvertibile (i personaggi camminano e la macchina da presa li osserva e li aspetta immobile; poi, con una piccola panoramica di raccordo o una carrellata, li riprende, li segue o li va a scovare in qualche punto del paesaggio); il commento musicale è abolito e i rumori (degli uccelli, dello stormire di fronde, delle auto) sono l'unica forma di punteggiatura sonora.

Rohmer, insomma, preferisce nascondersi e lavorare sotto la superficie per lasciare alla vita, ai suoi inganni e alle sue gioie il ruolo da protagonisti.