focus top image

Ospite più importante e più conosciuto internazionalmente, la 27ma edizione del Far East Film Festival, a Udine dal 24 aprile al 2 maggio, non poteva trovare.

Tsui Hark, classe 1950, forse cinese forse vietnamita, ma comunque cresciuto e affermatosi a Hong Kong, è uno di quei maestri che hanno trasformato radicalmente e reso grande la cinematografia dell'estremo oriente. Regista, produttore, in qualche caso attore e montatore, ha attraversato, lanciando o rilanciando, il cinema cinese (in senso lato), con uno stile che ha le sue radici sì nella tradizione orientale ma che si è sviluppato elaborando le lezioni linguistiche delle cinematografie occidentali/ Hollywoodiane, inventandosi una narrazione pirotecnica con un uso degli effetti speciali del tutto originale e personale.

La sua carriera si ramifica attraverso una stupefacente produttività, rallentatasi solo per un triennio intorno al 2000. Dal 1979 a oggi ha realizzato 41 film, tra cui capolavori assoluti del cinema action, del fantastico, dell'horror e del musical: da A Better Tomorrow III (1989) alla saga di Once Upon a Time in China (1991, 1992, 1993) agli “americani” con Van Damme (che citiamo perchè ben distribuiti anche da noi) Double Team (1997) e Hong Kong colpo su colpo (1998), dal rutilante film d'apertura di Venezia 2005 Seven Sword, alla saga spiritosa e avvincente di Detective Dee (2010, 2013, 2018), allo spionistico Tiger Mountain (2014).

Tsui Hark sarà ospite e vedette del Festival, dove verrà proposto il fantasy Legend of the Condor Heroes: the Gallants in anterpima internazionale. Non solo. In versione restaurata si potrà rivedere il suo delizioso Shangai Blues (che è poi il suo primo film anche da produttore, 1985), nonché, in una gustosissima sezione horror dedicata a “Yokai e altri mostri”, il cult Green Snake (1993).

In una magica serata del Festival al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il magnifico Autore riceverà il premio Gelso d'Oro, dalle mani nientemeno che della star Tony Leung Ka-Fai.

Il grande cineasta non sarà il solo idolo premiato: sul palco riceverà il premio anche la diva Sylvia Chang, la  protagonista di Shangai Blues (ma anche di tantissimi altri successi, tra cui Mangiare bere uomo donna, 1994, Il violino rosso, 1998 e Aldilà delle montagne, 2015).

Se questa è la punta di diamante del programma di una prestigiosa manifestazione di assoluto livello internazionale che ha sempre entusiasmato con le sue scoperte i fan e i critici, anche il resto promette faville spettacolari e preziosità cinefile. Tra i film d'apertura (serale) che saranno la comedy cinese Green Wave seguita dal sudcoreano Dark Nuns (prossimamente distribuito in Italia) e quelli di chiusura, il film sudcoreano d'animazione The Square (world premiere) seguito dal musical giapponese Ya Boy Kongming! The Movie,  77 film, di cui 7 anteprime mondiali, 15 internazionali, 20 europee e 19 italiane, in rappresentanza di 12 paesi.

Tra i titoli, spiccano il giapponese Cell at Work!, primo incasso in patria, da un manga (che rimanda a Viaggio allucinante se ve lo ricordate) e con la regia pop di Takeuchi Hideki (quello di Thermae Romae!), The Prosecutor dell'hongkonghese Donnie Yen più due gioielli: il restaurato noir di HK The System (1979, anteprima assoluta per l'Italia) e l'horror indonesiano Mad of Madness.

Non dimentichiamo poi gli omaggi e le retrospettive. Proiezioni speciali, come l'horror giapponese The Scary House (world premiere), classici restaurati (tra gli altri di Bong Joon Ho, Johnnie To, Lino Brocka), un tributo al taiwanese anni '60 Pai Ching-jui e infine la citata sezione che immaginiamo scatenerà gli entusiasmi dei presenti (sempre numerosissimi), dedicata agli “Yokai e altri mostri” più o meno tradizionali, una terrificante dozzina di spaventi (ci sono anche due Takashi Miike) da goduria assoluta.

Questa in estrema sintesi, la parte cinematografica (di qualche film torneremo a parlare); poi c'è il resto che è tanto: mostre, incontri, eventi gastronomici, manifestazioni colaterali, tutto per fare di Udine, per quasi 10 giorni, una “capitale” della cultura dell'estrema Asia.