No a malincuore a chi subito viene in mente: Anna (Magnani), per un attimo se stessa in Roma: gli/ci sbatte in faccia il portone, sparisce dagli schermi e poi dalla vita, giusto quarant'anni fa; Rossella (Falk), la sua irripetuta eleganza, “grillo parlante di Pinocchio” in 8 ½.
Sì invece ad altre due, indietro di sessant'anni, I vitelloni, Leone d'Argento ex-aequo a sette, in una Mostra senza Oro (Montale presidente di giuria: “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”). Olga (Claude Farell) sorella di Alberto (Sordi) e Giulia (Lida Baarova, l'ex-amante di Goebbels!) moglie del venditore di oggetti sacri che licenzia Fausto.
Due facce della stessa medaglia, nella repressività plumbea di allora: amore “vergognoso” e fuga di nascosto con l'uomo sposato, nell'Italia senza divorzio; rispettabilità ad ogni costo nell'arroccarsi piccolo borghese di una Famiglia declinata con Dio/Patria. Accomunate - la sventurata che rispose e la perbene che no - tanto dall'attrazione (inevitabile) per il Disgraziato, quanto dall'impossibilità di vivere libere la propria femminilità.