Gene Hackman, il più completo di tutti

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Per chi scrive, Gene Hackman (1930-2025) è stato il più grande attore americano del dopoguerra (in competizione con Robert Duvall). O meglio, per non essere troppo parziali: il più completo.

Dal 1964 con Lilith – la dea dell'amore (il primo film dove il suo nome compare nel cast) di Robert Rossen al 2004 con Due candidati per una poltrona di Donald Petrie, si può tranquillamente azzardare che non ha sbagliato una interpretazione. Di volta in volta protagonista, co-protagonista, caratterista, comprimario, in partecipazioni straordinarie, sempre impeccabilmente nella parte e sempre capace di aggiungere qualcosa di suo personale a ogni ruolo. In quasi 80 film è passato con disinvoltura tra i generi e i toni: drammi, commedie, polizieschi, western, war movies, legal thriller, sentimentali, fantascienza e fantacomic, kolossal… ovunque e sempre mai passato inosservato.

La sua biografia ci parla di una famiglia raminga e problematica tanto che a sedici anni entrò nei Marines per poi maturare, su spinta della prima moglie Fay Maltese, l'idea di diventare attore e trasferirsi da New York (dove era diventato amicissimo di Dustin Hoffman) alla California.

Nel 1967 con Gangster Story di Arthur Penn arrivò la prima candidatura agli Oscar come non protagonista. Da allora divenne uno dei volti forti, “cattivi”, realistici e un po' sardonici, quasi in contrapposizione alle altre neo-star, del cinema della New Hollywood. Nel 1970 ecco una seconda candidatura agli Oscar per Anello di sangue e l'anno dopo l'Oscar (e che Oscar!!!) come “Popeye” Doyle nel capolavoro Il braccio violento della legge di Friedkin. L'elenco dei grandi titoli dei '70 si farebbe troppo lungo, citiamo giusto le performance di Lo spaventapasseri (1973), La conversazione (1974), Bersaglio di notte (1975), Stringi i denti e vai! (1975) più il sequel de Il braccio violento della legge (sempre nel 1975). Basti dire che era così richiesto che rifiutò - ahilui e ahinoi - parti principali in Qualcuno volò sopra il nido del cuculo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Rambo!!!

Spiluccando ancora, lo citiamo e ricordiamo indimenticabile e diversificato in Senza via di scampo (1987), Un'altra donna (1988), Mississippi Burning (1988) e dopo il '90 e una delicata operazione al cuore, con scelte magari ancor più mirate e centellinate: Gli spietati (1992, secondo meritatissimo Oscar!), Pronti a morire (1995), Potere assoluto (1997), Il colpo (2001), La giuria (2003, in cui “ingaggiò” uno spettacolare duello a colpi di virtuosismi di recitazione con l'amico Dustin Hoffman in due ruoli di avvocati eticamente, caratterialmente e persino di vestiario agli opposti) fino all'ultimo film nel 2004 e poi nel 2008 l'annuncio definitivo dell'addio agli schermi per diventare scrittore (apparve però in qualche documentario e fece il narratore in produzioni televisive).

Tra tanti omissis sulla carriera (e chiediamo scusa preventivamente, certi di essere comunque rimproverati), non abbiamo citato poi apposta due deliziosi/straordinari lavori, per soffermarvici ora a fine elenco, due interpretazioni antipodali di “secondi ruoli” che “danno l'idea” della sua versatilità (e professionalità). In Superman (1978, poi ripreso nel 1980 e nel 1987) è la briscola del carrozzone. Nei panni del super-cattivo Lex Luthor si inventa una caratterizzazione da commedia/comica d'antan, con siparietti esilaranti e una perfidia sublime all'interno di un comic seriosamente paludato e sentimentale: “Signorina Teschmaker, alcuni possono leggere "Guerra e pace" e pensare che sia solamente un libro d'avventure; altri leggono gli ingredienti su una cartina di chewing-gum e scoprono i segreti dell'universo”. Viceversa ne Il socio (1993) di Sydney Pollack è un disinvolto, austero e ben inserito dirigente di uno studio legale, nonché mentore del protagonista Tom Cruise, ma che dietro la cinica urbanità dei modi nasconde la disonestà di un lucido e corrotto criminale, sia pure angustiato progressivamente da sensi di colpa.

Curiosamente Gene Hackman non ha mai sentito il bisogno di dirigere film, ha sempre voluto essere un attore, solamente, ma di quelli seri: “Sono stato addestrato per essere un attore, non una stella: Sono stato addestrato per interpretare ruoli, non ad avere a che fare con la fama, gli agenti, gli avvocati e la stampa”.

Democratico, cortese, riservato, a volte duro e diretto come la sua facciona dai lineamenti decisi, dopo il 2008 si è dedicato alla scrittura (sei libri scritti di cui 4 cofirmati da Daniel Lenihan, come Sulla scia della Perdido Star). È stato trovato morto, apparentemente per una fuga di gas, assieme alla moglie – e al cane – sessantatreenne Betsy Arakawa, affermata pianista, sposata nel 1991, dopo il divorzio da Fay Maltese con cui aveva avuto tre figli.

Ci lascia dopo 2 Oscar, 4 Golden Globe (uno alla carriera), 2 Bafta e un Orso d'Argento a Berlino. Noi, per parte nostra, continueremo a intavolare allegre e animate discussioni con altri anziani cinefili su chi sia il più grande/completo attore del dopoguerra, se lui o Robert Duvall.