Tra New e Old Hollywood

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Robert Benton, scomparso alla veneranda età di 92 anni a Manhattan (il che già significa qualcosa), è stato un ottimo regista ma ancor di più un grande sceneggiatore, dalla vita concentrata sul lavoro e serenamente appartata con la moglie Sallie Rendig (e un figlio) in un matrimonio lungo 60 anni. Di sé ha ricordato: “ero un dislessico prima ancora che la malattia fosse scientificamente riconosciuta, ero soprannominato “il lento”. La mia educazione è stata un'educazione attraverso i film”.

Il movimento della New Hollywood, quell'onda che dai tardi '60 ai primi '80, sulla scia delle nuove e febbricitanti istanze sociali, per più di un decennio ribaltò e rinverdì i modelli americani del Cinema Mainstream (esteticamente oltrecchè produttivamente), lo vide infatti in prima fila, prima che si trovasse inevitabilmente tra i più rimarchevoli esponenti del “rientro nei ranghi”, sempre a livelli dignitosissimi sia chiaro.

Nel 1967 firmò per Arthur Penn la sceneggiatura di uno di quei film che si definiscono punti di svolta, l'incontro tra il nuovo che avanza e l'affermazione internazionale, ovvero Gangster Story, per cui fu anche candidato all'Oscar. Nel 1970 ecco un altro soggetto “revisionista” (quando allora il termine era un complimento!), quell'Uomini e cobra, regia di Joe Mankiewicz, che risultò tra i più significativi esempi di New Western, così come, terzo gioiello, la sceneggiatura di Ma papà ti manda sola? (1972) per Peter Bogdanovich che recuperò gli stili slapstick al servizio di una commedia diversa ancorchè esilarante (altro titolo seminale). Del 1978 è poi il copione blockbuster del primo Superman di Richard Donner (e sospettiamo che siano dovuti proprio alla coppia Bernton/Newman gli esilaranti momenti e i dialoghi con un superlativo Gene Hackman-Lex Luthor).

Nel frattempo, Benton si era presentato anche come regista, grazie a due film che ridiscutevano con garbo e fermezza i canoni del genere: esordio con lo splendido western adolescenzial-crepuscolare (se si passa l'ardita unione) di Cattive compagnie (1972, scritto sempre con il socio d'avventura David Newman, proprio come quelli citati prima) con un vitale giovane Jeff Bridges; poi la detective story malinconica di L'occhio privato (1977), Orso d'argento a Berlino e candidatura agli Oscar per la sceneggiatura.

Per la statuetta dovette aspettare solo un poco. Del 1979 infatti è il botto (più grande successo della stagione) di Kramer contro Kramer, intenso dramma famigliare con due genitori divorziati in lotta per il figlio, con due big del calibro di Dustin Hoffman e Meryl Streep e 5 Oscar su 9 candidature: Film, Regia, Hoffman, Streep, Sceneggiatura.

Con tutte le porte spalancate, Benton optò per un cinema di serie A dignitoso, fatto di grandi storie, a volte grandissimi attori, e pochi ghiribizzi stilistici: il giallone Una lama nel buio (1982), il dramma rurale Le stagioni del cuore (1984, altro Oscar per la sceneggiatura nonché alla protagonista Sally Field), il giallo-rosa Nadine, un amore a prova di proiettile (1987), l'impegnativa saga criminale di Billy Bathgate (1991), il dramma biografico di La vita a modo mio (1994, candidatura all'Oscar per la sceneggiatura e per l’interpretazione a Paul Newman), il thriller Twilight (1998), il drammatico La macchia umana (2003) da best seller di Philip Roth, e la riflessione finale sull'amore di Feast of Love (2007).