Just Charlie della regista Rebekah Fortune, che partecipa alla sezione All the Lovers. Concorso internazionale lungometraggi del Lovers Film Festival di Torino (ex Da Sodoma a Hollywood, arrivato alla sua 32° edizione) è un classico racconto di formazione. La storia si snoda in tre momenti temporali: scoperta dell'identità di genere, accettazione di quest'ultima e conseguente consapevolezza. Intorno a queste tre fasi, drammi familiari, scolastici e sociali si susseguono avendo come comun denominatore il protagonista, di nome Charlie.
Charlie è un ragazzino di quattordici anni che, come la maggior parte dei ragazzi di quell'età, gioca a calcio e si diverte con gli amici. Charlie, però, è anche impegnato nel difficile percorso di scoperta della sua identità, e in particolare quella di genere. Il film ruota intorno, da un lato, alla presa di consapevolezza e accettazione di Charlie della sua natura femminile imprigionata in un corpo maschile, dall’altro al processo di crescita dei personaggi che fanno parte della vita del ragazzo e si trovano a far fronte a una situazione inaspettata.
Nell'intento così di rappresentare i complessi meccanismi individuali, familiari e sociali innescati da un cambiamento di genere, la regista arriva a ridurre la potenza dei conflitti a pura narrazione. I personaggi non sono esplorati nelle loro dinamiche interiori e le situazioni conflittuali semplicemente accennate o temperate. Il pathos così ovattato non porta a una totale immedesimazione, ma a una fruizione passiva e in alcuni casi prevedibile.
Ne è un esempio la penultima sequenza del film, dove Charlie, vestito da ragazza, suscita prima l'attrazione di un coetaneo e poi, scoperto, viene malmenato da quest’ultimo con l’aiuto di altri due amici. La scena si conclude con l'arrivo dei genitori del protagonista, che mettendo in fuga i tre lasciano la tensione emotiva sospesa e incompleta e non esplorano la reazione intima del protagonista e di chi gli sta accanto.
La sensazione d’incompiutezza risulta ancor più evidente nel passaggio alla sequenza successiva con la quale il film si conclude. Qui vediamo Charlie, a suo agio in vesti femminili, essere la damigella al matrimonio della sorella. In maniera forse sbrigativa viene descritta una simbolica morte del protagonista (non a caso l'inquadratura che collega la scena del pestaggio a quella del matrimonio mostra alcune lapidi sul fondo) e il passaggio da uno stato di accettazione d uno di consapevolezza, producendo una sensazione di interruzione concettuale.
Allo stesso modo, l'opera sembra perdersi nei vari tentativi di rappresentare i momenti in cui Charlie scopre la sua propensione al mondo femminile, ricreando un clima magico che tende a evocare il fantastico e rendendo il film straniante. Come quando, all’inizio del film, si era visto Charlie, non ancora consapevole della propria identità, scoprire una scarpa da sposa e, attirato, decidere di indossarla: il tutto immerso in un clima musicale e fotografico che ricorda le atmosfere fiabesche e sognanti della Cenerentola Disneyana.