Se c'è un festival che gode di unanime consenso, è quello di Torino.
I motivi? La curiosità e il piacere della scoperta, la varietà (“alto” e “basso”, popolare ed elitario, di ricerca e di riporto) l'attenzione ai generi, le retrospettive gustose, la possibilità di (ri)vedere il meglio trovato nel circuito festivaliero mondiale.
Motivo per cui, in un programma come quello della 32ª edizione, potremo vedere nel giro di dieci giorni il nuovo film di Woody Allen e l'epopea yakuza-hip hop di Sion Sono (Tokyo Tribe), Jauja di Lisandro Alonso (un gioiello) e il sorprendente P'tit Quinnquin di Bruno Dumont, Tommy Lee Jones, Eugène Green e Lav Diaz, l'omaggio a Julien Temple e il focus sulla democrazia (dall'opposizione a Putin evocata in Srok alla Val di Susa raccontata da Gaglianone, dal dialogo tra quattro mullah sull'Iran al ritratto di una “democratic free school”), senza dimenticare la versione restaurata di Via col vento.
Vi rimandiamo al programma per tutti i dettagli del caso. Il bello di andare a Torino - Torino a parte, che è sempre un piacere - sta nella possibilità di costruirsi un percorso personalizzato tra passato e presente (c'è anche un po' di futuro), tra generi e autori anche molto diversi tra loro, tra intrattenimento e impegno. 45 anteprime mondiali, 65 opere prime e seconde, 23 anteprime internazionali, 70 anteprime italiane. In un'edizione che finalmente vede Emanuela Martini direttore di nome oltre che di fatto.
Sono quindici i film in concorso (qui, lo ricordiamo, nel corso degli anni abbiamo scoperto autori come Tsai Ming-lian, Lisandro Alonso e David Gordon Green). Sono trenta, invece, i titoli di Festa Mobile, una delle sezioni più frequentate, dal film di apertura Gemma Bovary di Anne Fontaine a La Chambre Bleu di Mathieu Amalric, dalla visione integrale dell'ottimo The Disappearance of Eleonor Rigby alla commedia di Ciarrapico-Torre-Vendruscolo, da Michele Placido a James Marsh. Sempre ricca anche la selezione dedicata ai documentari, con la novità di “Diritti & rovesci” (film scelti da Paolo Virzì). E poi l'After Hours con i film più bizzarri, cult, spericolati, ma soprattutto Onde, per chi ama il cinema che non si accontenta, in cui non mancano mai le scoperte e i piccoli prodigi.
Non dimenticate, poi, di approfittare dell'omaggio a Josephine Decker e la seconda parte della retrospettiva dedicata al “nuovo cinema americano” (1967-1976), a partire dalla possibilità di rivedere sul grande schermo Il laureato, proiezione che assume un significato particolare a pochi giorni dalla scomparsa di Mike Nichols. Ci saranno anche Sam Peckinpah, Arthur Penn, Sydney Pollack, Francis Ford Coppola, Alan Pakula, Duel e Jaws di Spielberg, Harry and Tonto di Mazursky, Welcome to L.A. di Rudolph, The Big Chill...
Ve ne parleremo direttamente dal festival.