C'è un momento, in The Disappearance of Eleanor Rigby: Her, in cui lei e lui, Eleanor e Conor, marito e moglie separati da qualche tempo, si ritrovano nell'abitacolo dell'auto di lui, mentre fuori infuria una violenta pioggia. La stessa situazione si era già vista in Him, la versione del film proposta dalla prospettiva del marito.
Sono immobili su una strada che si suppone soltanto, intrappolati dalla rottura di un tergicristallo. È un piccolo tentativo di sistemare le cose dopo la grave crisi che li ha colpiti tempo prima, seguita a un lutto che probabilmente non si potrà mai elaborare.
Le due scene (di Him e di Her) iniziano allo stesso modo. Conor, all'esterno, cerca di sistemare invano il tergicristallo. Rientra, avvilito dall'acquazzone e zuppo d'acqua. Con le mani si asciuga i capelli e la fronte. Identici movimenti, già visti in Him, se non fosse per il fatto che la camicia di Conor in Her è nera, mentre nella versione maschile era bianca. Eppure anche il dialogo seguente procede allo stesso modo, con gli stessi tentativi di approccio, le stesse battute per alleggerire la tensione, i medesimi passi per giungere al dunque.
Quello della camicia non è ovviamente un errore della segretaria di edizione. Però suona come un campanello d'allarme. Una specie di esca pronta a riscuotere quasi immediatamente i suoi frutti. Si arriva all'approccio e le strade tra Him e Her divaricano.
In Him, Conor, chino sulla moglie sdraiata sul sedile del passeggero, ammetteva il tradimento con un'altra donna, causando la simulata indifferenza di Eleanor e l'inevitabile interruzione del brevissimo idillio.
In Her, Eleanor, seduta sul marito al posto di guida, prima che la febbre dei corpi lasci il posto ad anime fluttuanti, chiede se egli sia andato a letto con un'altra donna, domanda a cui Conor può soltanto opporre un'imbarazzata giustificazione sull'aver semplicemente seguito l'invito precedentemente espresso da lei (come si è visto in Him). Anche in questo caso, dopo una rapida discussione risentita, il tentativo di contatto si arena definitivamente.
Uno stesso evento: l'eventualità di una riconciliazione. Lo stesso risultato: l'approccio sensuale frustrato. In mezzo, un'ulteriore rottura, dovuta a una rivelazione. Il succo non cambia. Cambiano i particolari e le modalità per giungervi. Non si tratta di ricerca di verità e neanche di prospettive, a ben guardare. Non siamo nel campo delle differenti versioni dello stesso episodio di Rashomon o della rivelazione del particolare inedito de L'uomo che uccise Liberty Valance oppure, ancora, della distanza dal centro dell'azione di Jackie Brown.
Nella caleidoscopica opera prima di Ned Benson il racconto si ripete rispettando la sostanza degli avvenimenti, aprendosi tuttavia all'inconciliabilità di una percezione opposta degli stessi. È il grande mistero della diversità di gender che prende vita e si sintetizza in un effetto divergente della narrazione. L'ossimorica verità soggettiva occhieggia a Protagora, si condensa in simboli (il colore degli abiti, la prossemica dei corpi) e si espande in frammenti indulgenti di memoria (la responsabilità della rivelazione della colpa).
Angolazioni più che prospettive (i due film presentano solo due soggettive, tutte in Him, nessuna delle quali particolarmente rilevante); frammenti che acquistano significato in funzione della visione dell'altro/a, che si compendiano nell'unione, che vivificano esclusivamente nella loro suprema sintesi.