L’idea per un film: filmare l’esecuzione dal vivo di un album del 1930 in cui il secondo più grande cantante dell’epoca, Ignacio Corsini (il primo sarebbe Carlos Gardel, anche se gli stessi autori non sono proprio d’accordo su questo punto…), eseguiva canzoni popolari scritte dal poeta Hector Pedro Blomberg e composte dal chitarrista Enrique Maciel.
Un salto nella cultura e nella tradizione musicale e letteraria argentina, che verso la metà del XX secolo guardava con sentimentalismo alla storia di un secolo prima, agli anni di Juan Manuel de Rosas, governatore di Buenos Aires tra il 1829 e il 1859: storie romantiche e tragiche (ma alcune sono anche ottimiste); gauchos che sospirano d’amore nelle pulperías (ma i gauchos argentini erano poi così simili ai cowboy americani?); ragazzine sacrificate al potere di Rosas, leader populista amatissimo (o forse un feroce dittatore che si serviva della sua polizia segreta?), atmosfere sognanti e malinconiche, nomi di strade, piazze, quartieri, parrocchie…
Un mondo, insomma, che ovviamente nelle mani di Mariano Llinas e dei suoi collaboratori di sempre della El Pamper Cine (qui il cameraman Agustín Mendilaharzu) diventa l’occasione per parlare dell’Argentina, del suo passato, delle sue radici violente e razziste, della sua geografia fisica, storica e spirituale. Un mondo che apre ad altri mondi, come succede sempre nei film di Llinas, che usa la musica, la poesia, le fonti documentarie (nomi di persone e di strade, libri, quadri, oggetti) per dimostrare che ogni cosa è legata all’altra, che i racconti sono ovunque, e sono tutti bellissimi e meritevoli di essere raccontati, e il cinema può accoglierli tutti, in un modo o nell’altro.
Nel modo della finzione, ad esempio, come in Historias extraordinarias e La flor, e nel modo del documentario, come nel caso di questo bellissimo Corsini interpreta a Blomberg y Maciel, che è un film sulla realizzazione di un film e un film sulla ri-registrazione di un album, in cui gli stessi Llinas e Mendilaharzu, affiancati dal cantante Pablo Dacal, spesso beccandosi come cane e gatto, buffi affabulatori, discutono sulle cose da dire e filmare, illustrano i versi delle canzoni, spiegano il significato di parole perdute nel tempo, specificano il contesto storico, politico e sociale dell’Argentina di metà Ottocento, vera protagonista del Cancionier federal di Blomberg cantato da Corsini (e dallo stesso Dacal), e dunque del film.
Il film si guarderebbe e si ascolterebbe per ore, tante sono le cose e le storie di cui si viene a conoscenza, tanta è la materia umana che emerge da una semplice strofa: Juan Manuel de Rosas fu davvero un dittatore? E perché quando Mendilaharzu canta in auto le parole “mani insaguinate” arrivano proprio mentre sta passando di fronte alla Casa Rosada? C’è un legame fra i dittatori argentini di ieri e quelli di ieri l’altro (Llinas in fondo ha da poco firmato la sceneggiatura di Argentina 1985)? E ancora: le zone di Buenos Aires citate dai versi cantati, prima trovate su una cartina e poi attraversate in auto filmando dal finestrino, portano ancora i segni del passato? E cosa possono aggiungere le canzoni sognanti di Corsini ai dipinti e ai tesori del Museo di storia nazionale?
A un certo punto del film, Llinas e Mendilaharzu chiamano anche un gruppo di attrici e attori per interpretare in costumi d’epoca le vicende storiche narrate dalla canzoni: tra questi anche Pilar Gamboa, una delle attrice di La flor e del gruppo teatrale Piel de Lava, la quale, mentre Llinas spiega con ardore il contenuto di alcuni versi di Corsini, ha l’aria vagamente smarrita, come di una che non capisce bene quello che le viene detto, travolta dalla passione inspiegabile del suo amico e interlocutore un po’ matto.
Ecco, lo sguardo di Pilar Gamboa è anche un po’ il nostro, spettatori di Corsini interpreta a Blomberg y Maciel e di tutti gli altri film di Llinas, ancora una volta travolti dalla sua idea di cinema che non si accontenta di nessun limite e soprattutto dalla sua capacità di usare i documenti e le fonti già esistenti per inventare storie che anch’esse già esistono e altre che cominciano a vivere sullo schermo. Una meraviglia, un cineasta unico.