Sendai City è la cupa, anonima megalopoli di un futuro prossimo venturo alienante e distopico immaginata dall'artista multimediale Marco Bolognesi, che si è ispirato ai romanzi di fantascienza cyberpunk Trilogia dello Sprawl (1984-1988) di William Gibson, incentrati su una multinazionale giapponese denominata Ono-Sendai, nome in parte ripreso da Bolognesi e attribuito ad una malefica corporazione nella graphic novel Protocollo (Einaudi, 2009), scritta da lui stesso con Carlo Lucarelli. Questa corporazione, emblematica di un potere oscuro, tentacolare e manipolatore, venne successivamente identificata ad una metropoli vera e propria, Sendai City appunto, che è diventata la dimensione al centro di numerose mostre di Bolognesi basate su fotografie, dipinti e installazioni (Sendai City. To The End of the Future, Kunst Meran, Merano, 2014; Sendai City. To The End of the Future. Second Chapter, Spazio ABC, Bologna, 2014; Sendai City. To The End of the Future. Third Chapter, Palazzo delle Arti, Napoli, 2015), un libro, Sendai City. To the End of the Future (NFC edizioni, Forlì, 2014), cinque cortometraggi - Blue Unnatural (2017), Parallelism (2021), Dystopia (2021), No One Is Innocent (2023) e To Be Unnatural (2025) – una serie televisiva, Sendai City Stories, e il lungometraggio The Truth on Sendai City (2024).
Questo film di remix animation, prodotto da Bomar Studio, fotografato da Daniele Ciprì, musicato da Riccardo Nanni e con l'apporto per l'animazione di Roman Testoni, è suddiviso in tre episodi (Love, Power e Freedom), ognuno visto attraverso gli occhi di un diverso protagonista. La metropoli è governata dal Grande Cervello, una creatura in continua espansione che si alimenta grazie alle emozioni degli abitanti, dominati da tre parole: Ordine, Benessere e Sicurezza. Si contendono il potere il governatore della metropoli, Lukas Von Spieldorf e George Hellas, detto Il Principe, con il volto nascosto dietro una maschera da clown. Syan, una mutante dalla pelle di zaffiro, è incaricata di uccidere Lukas, suo ex amante, e anche Il Principe complotta per ucciderlo, reclutando Orange, un militare mutante oggetto di un ricatto. Eva Sanchez, un'altra mutante dalla pelle gialla, comandante delle forze armate di Sendai e amante di Lukas, cerca di catturare Syan. La caccia culmina durante la festa di insediamento di Lukas.
L'universo del film di Bolognesi è avvelenato dal culto parossistico della tecnologia, da una tecnocrazia che si insinua in ogni anfratto, dove le mutazioni genetiche sono la norma mentre le coscienze sono intossicate costantemente dal lavaggio cerebrale della propaganda che è l'unica forma di comunicazione consentita. Un universo buio, claustrofobico anche quando sembra estendersi all'infinito, scandito dagli stessi suoni funerei e dove dilagano le pulsioni più feroci, naturalmente incanalate contro i “nemici” dell'Ordine, del Benessere e della Sicurezza.
Soltanto dopo averla inventata, Bolognesi scoprì che “Sendai” era il nome di una città realmente esistente in Giappone, il capoluogo della prefettura di Miyagi che l'11 marzo 2011 fu sconvolta da un terribile terremoto. Quanto all'altra parola del titolo, “Truth”, ricorda non proprio casualmente il nome del Social Network creato nel 2022 dalla TMTG, Trump Media & Technology Group, l'azienda del più vergognoso presidente della storia degli Stati Uniti, che, com'è noto, basa la sua comunicazione sulla mistificazione sistematica quanto grossolana e puerile di ogni realtà, anche di quelle più elementari, ripetendole in modo esasperato fino a imprimerle nelle teste dei suoi sudditi MAGA. Il futuro immaginato da Bolognesi, infatti, riflette in un'allucinata deformazione grafica e in un linguaggio deliberatamente ossessivo, il nostro presente come se fosse già un incubo del passato.
Questa concezione che trasfigura la dimensione temporale del racconto, è espressa dalla forma visiva che l'artista ha ideato per il film e per l'intero progetto Sendai City: un mélange calibratissimo di modellini, disegni, sequenze di film fusi insieme in una nuova unità con la tecnica del mash-up video, che consiste nella ricombinazione e rielaborazione di materiale eterogeneo preesistente. Se Bolognesi, sul piano narrativo, adombra i numi letterari di James Graham Ballard, William Gibson e Bruce Sterling (oltre all'inevitabile George Orwell), sul piano del metodo creativo si rifa al ready-made di Marcel Duchamp e all'opera di Matthew Barney, creando un vertiginoso “impasto” di immagini che attinge dal cinema di Antonio Margheriti (uno dei personaggi si chiama Anthony Dawson, proprio come lo pseudonimo usato dall'autore del Pianeta degli uomini spenti), Roger Corman, Mario Bava, Luc Besson, Roy Ward Baker, Byron Haskin, David Croneneberg, Paul Verhoeven, Tinto Brass e molti altri ma anche le denominazioni di luoghi, individui, veicoli etc. racchiudono citazioni filmiche più o meno esplicite. Questo procedimento procura allo spettatore un originale fenomeno di spaesamento anziché di riconoscimento: ogni immagine gli suscita nella memoria figure, azioni e situazioni che ricorda più o meno oscuramente di avere già visto altrove ma così riplasmate ha difficoltà a identificarle. In questo modo, il futuro allucinante e dittatoriale creato da Bolognesi emana un'inquietante e sinistra familiarità perché, in effetti, è un'alchimia che rimanda in modo beffardo e monitorio al nostro passato e soprattutto al nostro presente.
Sendai è un agglomerato urbano il cui creatore e padrone è il Grande Cervello, una creatura in perenne espansione che si nutre delle emozioni degli schiavi che vivono nel sottosuolo. È governata da tre principi morali: Ordine, Benessere e Sicurezza. Le elezioni sono una formalità per decidere chi sarà il braccio destro dell’eterno creatore. Ma un gruppo di mutanti resiste al potere della cibernazione, il processo che nullifica e assimila l’individuo in quella indistinta massa che è la società. Il film di Marco Bolognesi è un manifesto cyberpunk, una storia sci-fi mai vista prima che invita a riflettere sul nostro futuro e sul nostro essere/restare umani.