La speranza, ovviamente, è che nessuno interpreti questo Leone d’Oro alla carriera alla stregua di un epitaffio: basterebbe tornare indietro con la mente solamente di un paio d’anni, cioè quando Killer Joe fu presentato in concorso proprio a Venezia, per ribadire che William Friedkin non solo è vivo e vegeto, ma continua ancora a fare grande cinema. Lontano dai riflettori, lontano dagli sperperi di molte produzioni contemporanee (gli ultimi due film sono tratti da lavori teatrali), da un’industria alla quale sembra ormai stare troppo stretto.
Sono trascorsi più dieci anni dall’ultima volta che lo abbiamo visto fare i conti con il Sistema, con quel The Hunted barbaramente menomato in fase di montaggio, ma ancora è vivido il ricordo della potenza e dell’essenzialità di quel cinema, senza sconti e compromessi. Ecco, Friedkin è un po’ come il personaggio di Tommy Lee Jones, richiamato in servizio per dare la caccia all’ex figliol prodigo Benicio Del Toro: uno che ancora fa il suo sporco lavoro, contro tutto e contro tutti. Raro esempio di portabandiera dell’orgoglio repubblicano, in una (New) Hollywood da sempre schierata nella direzione opposta, almeno a parole; eppure, dotato di un’oggettività di sguardo sulle cose e sul mondo che manca, ad esempio, a molti dei suoi ben più blasonati colleghi.
Si prenda quello che forse è ancora oggi il suo film più rimosso e temuto, il seminale Cruising: odiato e vituperato a destra e manca, è invece ancora oggi uno dei titoli più necessari su un tema, quello della sessualità (indipendentemente dall’appartenenza), che costringe lo spettatore a guardarsi allo specchio, esattamente come Al Pacino nel magnifico finale, e a fare i conti con l’immagine che viene riflessa.
O ancora, Vivere e morire a Los Angeles, che ancor più de Il braccio violento della legge è il punto di non ritorno di un genere e di un’epoca, in cui tutto viene portato alle sue estreme conseguenze per ribadire che nulla sarà mai più come prima.
Con la consegna del Leone d'Oro, il 29 agosto il Festival renderà l’ennesimo tributo a Friedkin, presentando la versione restaurata di Il salario della paura (The Sorcerer), remake del classico di Clouzot Vite vendute. E’ un’occasione per riscoprire un titolo poco citato e considerato della sua filmografia, che in Italia non è mai stato disponibile in vhs né in dvd: un altro imperdibile tassello all’interno della filmografia di questo straordinario cineasta.