L'ispettore Morse della Thames Valley Police, raffinato cultore di musica lirica oltre che abile benché genialoide detective e provetto enigmista, dice che le cose della vita sono un po' come l'opera: ascolti le ouvertures e all'inizio non sai mai se sarà una commedia o un dramma; per vedere cosa sarà, e come si concluderà, devi giusto continuare a seguirne lo sviluppo. Come tutte le cose belle hanno ahimè una fine, anche il progetto Cinema al cuore promosso da FIC - Federazione Italiana Cineforum per Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 si avvia alla conclusione. L’ultima rassegna si svolge a Bergamo dal 20 novembre all'11 dicembre ed è un omaggio in 6 film dedicato al grande compositore bergamasco Gaetano Donizetti e a un'altra importante personalità del mondo musicale ottocentesco nativo delle nostre terre, il librettista Antonio Ghislanzoni. Tra l'altro, uno di questi appuntamenti, la proiezione di La favorita (1952) di Cesare Barlacchi, avrà luogo il 29 novembe, data in cui cade il “compleanno di Gaetano” (come noi lirici bergamaschi amiamo chiamarlo), ovvero il “dies natalis” del Maestro, che nacque appunto il 29 novembre del 1797.
L'omaggio è pensato per accompagnare la mostra di Fondazione Accademia Carrara Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma (fino al 25 febbraio 2024) e la prossima edizione del Festival Donizetti Opera (16 novembre – 4 dicembre 2023). I film della rassegna Donizetti e la Bergamo del Bel Canto sono L'elisir d'amore (1941) di Amleto Palermi; Il cavaliere del sogno (1948) di Camillo Mastrocinque; La favorita (1952) di Cesare Barlacchi; Aida (1953) di Clemente Fracassi; Casa Ricordi (1954) di Carmine Gallone; Lucia di Lammermoor (1971) di Mario Lanfranchi.
L'omaggio è in collaborazione con Fondazione Accademia Carrara, Fondazione Teatro Donizetti, Lab 80 film, Bibliomediateca Mario Gromo-Museo Nazionale del Cinema, e con il contributo di Mafarka Film.
Ecco una breve panoramica dei film in rassegna.
La versione cinematografica dell'Elisir d'amore diretta da Amleto Palermi nel 1941 è una specie di sequel ante litteram: vent'anni dopo i fatti della commedia donizettiana, il dottor Dulcamara, Adina e Nemorino si reincontrano; nel corso di questa specie di rimpatriata il dottore e ciarlatano ha l'occasione di vedere come sono maturati i protagonisti, come va il loro matrimonio e come i loro figli, ormai cresciuti, stiano vivendo disavventure amorose paragonabili a quelle dei loro genitori. Amleto Palermi girò il suo Elisir in contemporanea a L'allegro fantasma con Totò. Avvezzo ai tempi comici del Principe De Curtis, Palermi seppe argutamente quanto maliziosamente allestire una giocosa commedia in prosa che alterna le parti recitate con flashback in musica in cui le arie più famose dell'opera sono eseguite dal soprano Margherita Carosio (nel ruolo di Adina), dal tenore Ferruccio Tagliavini (Nemorino) e dal basso Vincenzo Bettoni (Dulcamara). Una specie di pastiche che, nella sua “infedeltà”, sa essere a suo modo molto fedele allo spirito donizettiano.
Trasposizione più fedele, invece, quella da La favorita diretta nel 1952 da Cesare Barlacchi. Nella parte della sfortunata Leonora di Guzman troviamo, al suo primo ruolo da protagonista, tale Sofia Lazzaro, all’epoca diciottenne, che di lì a poco assumerà il nome d'arte di Sophia Loren. Leonora di Guzman, una nobildonna alla corte di re Alfonso di Castiglia, è la favorita del re ma è innamorata di un altro uomo. Naturalmente, Sofia canta con una voce che non è la sua: a prestargliela è il noto soprano Palmira Vitali Marini. Operazioni del genere erano all'epoca frequenti e considerate del tutto legittime, perché nessun attore cinematografico era capace di cantare l'opera e pochissimi cantanti d'opera avevano un aspetto, per così dire, “cinegenico”. Come osservò all'epoca Piero Virgintino sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, «la drammatica vicenda attinge nuove emozioni con l'ausilio delle immagini che meglio della scena teatrale permettono di seguire dappresso la vicenda, senza che le immortali melodie donizettiane abbiano a scapitarne».
Con Il cavaliere del sogno siamo al primo dei film biografici sul Maestro, che non poteva che essere girato nei luoghi in cui Donizetti visse e abitò per lunga parte della sua vita. Camillo Mastrocinque racconta un episodio romantico quanto ampiamente romanzato della vita del grande compositore, quando dopo la morte della moglie, intrattenne una presunta relazione con una donna sposata conosciuta negli anni trascorsi a Napoli, la quale si rivelerà poi essere la moglie del governatore austriaco, in un tempo in cui il Maestro intratteneva rapporti con amici carbonari. Circostanze, queste ultime, mai storicamente confermate, ma poco importa: il côté melodrammatico della vicenda, interpretata con la consueta incisività da Amedeo Nazzari all'epoca principe assoluto del melodramma cinematografico e molto convincente dei panni di Donizetti, ha anche il pregio di mostrare, probabilmente per la prima volta in un film di fiction, Bergamo al cinema. Città Alta, nel bianco e nero di Mastrocinque, appena ritoccata per sembrare quella di cent’anni prima, è già uno splendore.
Nel 1953 Clemente Fracassi diresse uno straordinario adattamento dell'Aida di Giuseppe Verdi, in cui trasformò il libretto in quattro atti di Antonio Ghislanzoni in un compatto gioiello cinematografico. Vi ritroviamo Sophia Loren, molto apprezzata per la sua interpretazione di Aida, doppiata stavolta dal leggendario soprano Renata Tebaldi. La scenografia, la coreografia, i costumi e la magnifica fotografia furono tutti trattati con il rispetto che meritava un'operazione del genere, un'operazione degna di stare accanto ai contemporanei film della cosiddetta “Hollywood sul Tevere”, ma con un estremo rispetto per l'originale verdiano. Nella parte della figlia del faraone, troviamo quella che diventerà una nostra cara, ricorrente conoscenza nei film della serie James Bond a venire: l'attrice canadese Lois Maxwell che, dopo aver esordito in Scala al paradiso di Michael Powell ed Emeric Pressburger, e dopo varie parti fra Gran Bretagna, Hollywood e Italia, nove anni dopo Aida diventerà celebre nel ruolo di Miss Moneypenny, la fedelissima ed efficientissima segretaria di M.
Sceneggiato da Age, Scarpelli, Luigi Filippo D'Amico, Nino Novarese, Leonardo Benvenuti e dallo stesso regista Carmine Gallone, Casa Ricordi è la storia della celeberrima casa editrice narrata dal suo fondatore, interpretato da Paolo Stoppa, e quindi delle vite dei musicisti da essa pubblicati. Nell'arco narrativo del film, il secondo musicista ad apparire, dopo Rossini, è proprio Donizetti, che Gallone ci presenta serissimo nel puntualizzare che il suo cognome si scrive «con una zeta sola» (errore che, ahimè, purtroppo capita di sentire sovente ancora oggi). Marcello Mastroianni è un sornione, intraprendente Donizetti, ritratto con un occhio nero per essersi preso un pugno in faccia in loggione difendendo il Barbiere di Rossini. Più avanti, un elegante e quasi militaresco Donizetti riuscirà a conquistare sia professionalmente che sentimentalmente la capricciosa cantante Virginia Marchi (Micheline Presle) con la musica del suo Elisir. Un Mastroianni convincente e godibilissimo.
Ben più drammatica, come ben si sa, la vicenda di Lucia di Lammermoor, qui presentata nell’edizione del 1971, un vero e proprio film-opera con l’Orchestra Sinfonica e il Coro di Roma diretti da Carlo Felice Cellario. Il regista Mario Lanfranchi – il primo a introdurre l’opera lirica sul piccolo schermo, nel 1956, con Madama Butterfly di Giacomo Puccini – aveva già portato la sventurata eroina scozzese, oltre che a teatro, anche in una memorabile edizione televisiva (1959) con l’Orchestra e il Coro di Milano della Radiotelevisione Italiana diretti da Fernando Previtali. Dodici anni dopo, Lanfranchi torna ad affidare il ruolo della protagonista ad Anna Moffo (nella vita, sua moglie), noto soprano italoamericano, che fra i suoi cavalli di battaglia aveva all’attivo anche altre opere di Donizetti (La figlia del reggimento, L’elisir d’amore). La regia di Lanfranchi, sperimentatore cine-teatro-televisivo all’epoca definito “di respiro rinascimentale”, riesce a rendere se non del tutto credibili, comunque estremamente suggestivi l'interno e i dintorni del Castello Odescalchi a Bracciano, che “interpretano” molto a loro modo la Scozia.
«Per te d'immenso giubilo / Tutto s'avviva intorno. / Per te veggiam rinascere / Della speranza il giorno». Motivo di giubilo sarà anche la rassegna Donizetti e la Bergamo del Bel Canto, che fra le altre cose ha il pregio non solo di confermare l'assoluta modernità del Maestro, ma anche mostrare quanto Donizetti si presenti molto, ma molto bene anche sul grande schermo.