A Berlino, insieme ai nostri critici-inviati, ci sarà anche Roberto Figazzolo, che con le sue foto, i video e le brevi cronache, ci racconterà il festival a modo suo. Ecco le prime immagini.
Quando è da un po' che non ci vieni tendi a dimenticarlo.
Se a Venezia è una piccola isola a cambiare completamente volto con la Biennale del Cinema, se a Cannes è una (per il resto piuttosto sonnolenta) cittadina di mare a trasformarsi ogni anno nel mese di maggio, al contrario a Berlino il festival del cinema entra in punta di piedi.
Questa città è troppo grande, troppo abitata, troppo estesa, troppo importante, con troppi musei e arte, e soprattutto ha vissuto troppa Storia per focalizzarsi sul suo pur importantissimo festival.
Provate a chiederlo ad un veneziano in settembre, intervistate qualcuno che sta in Costa Azzurra in primavera: impossibile a chiunque non riconoscere i segni della “festa”. E ora chiedetelo ad un berlinese, magari di Kreuzberg, se sa che cosa inizia il 6 di febbraio.
È la caratteristica di questo evento: importante, ma che non si dà delle arie. Internazionale ma contemporaneamente circoscritto. Globale e lodevolmente locale al tempo stesso.
Lo si nota anche dalle scelta della “comunicazione”. Un manifesto grande che è quasi un quadro informale. Teste d'orso colorate e seriali. Tutte vicine, anche se mai sovrapposte. Il coraggio di essere se stessi. La differenza come valore.
Anche se la città intorno - come un immenso organismo - continua a vivere la sua vita. Con la crisi che si fa sentire anche qui. Un po' più difficile del solito. Meno gente a mangiare fuori di sera. Qualche saracinesca abbassata anche nei quartieri più ricchi. Nessuna coda per l'ingresso anche ai musei più importanti.
E noi ancora qui.
Vedremo allora quale mondo ci racconterà questo festival. Quali speranza sarà ancora lecito coltivare. Quali film dovremo ancora vedere. Quali storie, insomma, varrà ancora la pena farci raccontare.