Mr. Kim Goes to the Cinema

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Tra i titoli della sezione Special Screenings spicca il documentario realizzato dal fondatore del festival di Busan, Kim Dong-ho, che debutta come regista all’età di ottantotto anni. L’ideatore e primo direttore della kermesse cinematografica coreana che quest’anno ha raggiunto la trentesima edizione, è stato accolto dagli applausi del pubblico nella serata inaugurale.

Mr. Kim aveva deciso di affrontare questa nuova sfida durante il lockdown, quando molti dei cinema in tutto il mondo furono costretti a chiudere, per lasciare una testimonianza sul futuro delle sale cinematografiche e sull’essenza stessa dell’arte cinematografica. In una recente intervista ha ammesso di aver avuto l’idea per il film prima ancora di essere tecnicamente in grado di filmare, ma che l’esperienza si era fatta sempre più emozionante e stimolante, man mano che era riuscito a utilizzare gli strumenti di ripresa in autonomia.

Il film è la testimonianza emozionante di un uomo animato da una passione profonda e autentica nei confronti del cinema, che, instancabile, con un bastone per sostenersi e la telecamera per riprendere, ha intrapreso un viaggio in diversi paesi asiatici, alla ricerca di storiche sale cinematografiche, raccogliendo le parole di coloro che questi luoghi magici hanno conosciuto o preservato, e di molti altri - registi, attori - per i quali il cinema è motivo di ispirazione continua.

Il regista di origini malesi residente in Giappone Lim Kah-wai nel 2022 aveva avuto un’idea simile, poi tradotta nel film Your Lovely Smile (premio della giuria Nippon Visions al festival Nippon Connection di Francoforte), commedia malinconica sulle dinamiche del cinema indipendente in Giappone, nella quale il protagonista, un regista, va alla ricerca di un luogo in cui proiettare il suo film e così documenta la bellezza delle gloriose sale cinematografiche giapponesi. A questo era poi seguito un vero e proprio documentario, This Magic Moment (2023), nel quale Lim Kah-wai, come Kim Dong-ho, viaggiava attraverso il Giappone da Okinawa fino in Hokkaido alla ricerca delle piccole sale indipendenti dedicate al cinema d’autore (i cosiddetti mini-theaters), luoghi a rischio di sopravvivenza dopo la pandemia, intervistando i gestori, i proprietari, i programmatori.

Mr Kim Goes to the Cinema si apre con un’intervista allo stesso Kim, a Berlino, mentre, in auto, sta raggiungendo il festival. Vengono poi documentati i primi passi, e le prime riprese fallimentari di Mr. Kim, e quindi lo spettatore viene accompagnato nel viaggio in luoghi magici, come la sala del cinema di Gwangju, il Coliseum a Kuala Lumpur, aperto nel 1920, l’Eurospace a Tokyo, alcuni cinema di Taipei, e molti altri. Le domande che Kim rivolge agli intervistati sono semplici eppure impegnative: cosa rappresentano le sale cinematografiche? Cos’è il cinema? Una sfilata di personaggi dà il suo contributo: per il regista filippino Brillante Mendoza all’inizio il cinema era solo intrattenimento, poi è diventato un modo per connettere la propria storia a quella di altre persone; per il cineasta di Singapore Eric Khoo il cinema è magia, Luc Besson ritiene che sia arte, i fratelli Dardenne lo vedono come il luogo dell’evasione. Kim rivolge le sue domande a diversi altri registi: Fukada Koji, Koreeda Hirokazu, Mohsen Makhmalbaf, Lee Chang-dong, Park Chan-wook. Conclude la carrellata il regista Bong Joon-ho che esprime la propria speranza per il futuro del cinema: «Il cinema non è legato al passato. Ci sarà sempre qualcosa di nuovo e nuovi talenti saranno scoperti. Ho speranza».

Il film si chiude sul momento magico in cui, in una sala cinematografica, le luci si spengono e inizia la proiezione del film. La parola finale però l’ottuagenario amante della settima arte la concede a una bambina che, appena uscita da una proiezione, alla classica domanda risponde decisa: «I film sono film». Nulla di più e nulla di meno.