Che Gabriel Abrantes avesse un talento visionario, in grado di mescolare ironia e politica, lo si era intuito già dai suoi cortometraggi, fino al primo lungometraggio co-realizzato con Daniel Schmidt, Diamantino, vero e proprio caso di Cannes 2018 – film completamente folle e originale.
A distanza di un anno Abrantes torna a Cannes, alla Quinzaine, con un geniale corto, Les Extraordinaires Mésaventures de la jeune fille de pierre, in questi giorni presentato al Festival di Sevilla.
Risulta particolarmente curioso notare che, a capire davvero bene la situazione politica francese di questi mesi, sia un regista che francese non è. E oltretutto senza imporre “il messaggio” politico, ma giocando con grandissima intelligenza e senso dell’umorismo coi vari cliché che hanno occupato le pagine dei principali giornali europei.
La trama alla base del corto è assai semplice. Una statua del Louvre viene lasciata in disparte per dare spazio a opere più importanti e liquidata come “ornamentale e di poco interesse” anche dalla guida del Museo, che preferisce accompagnare le scolaresche a ammirare La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, non tanto e non solo per i suoi pregi artistici ma soprattutto perché grazie al dipinto può iniziare i più giovani al concetto di Libertà, alla lotta per ottenerla, alla sua importanza. D’altra parte, il ragazzo si scoprirà far parte degli Insoumis, e dunque particolarmente appassionato quando si tratta di parlare di argomenti che gli stanno così a cuore.
La statua poco sa di mondo, e c’è bisogno che, durante la notte, la Nike di Samotracia si animi e le sveli un segreto. Anche lei, come tutte le altre opere del Louvre, nel corso della notte ha la possibilità di muoversi, facendo però ben attenzione a non rompersi e soprattutto a non uscire dal Museo. Ma la giovane ragazza di pietra ha in realtà un cuore indomito e, venendo meno ai consigli della Nike, segue di nascosto la guida che l’ammira così poco, e si ritrova in Place de la République, a un sit-in di France Insoumise, con indosso un gilet jaune, che aveva raccolto per caso per camuffarsi. Tanto per cambiare il gruppo viene caricato dalla polizia e mentre tutti cercano di correre ai ripari, la coraggiosa "ragazza" si ritrova a ripetere il discorso sentito tante volte dalla guida ma che per la prima volta riesce a far suo, rendendosi conto non solo di essere sempre stata messa “a margine” ma di essere prigioniera di un luogo nel quale, tra l’altro, nessuno l’apprezza e nessuno la guarda.
Tornata a casa malconcia, dopo essere stata presa a manganellate dai poliziotti, viene ricostruita dai restauratori del Louvre, guadagnandosi un po’ di celebrità per il lavoro altrui, cosa che la rende ancor più depressa. Questa volta, a incoraggiarla a far uscire la sua vera natura, temeraria e ribelle, non è la Nike e nemmeno la guida (anch’essa malandata dopo la carica della polizia) ma un piccolo ippopotamo blu, parte della Collezione Egizia, ma che deve la sua fama a un libro per bambini Petit Noun – L'Hippopotame Bleu di Géraldine Elschner e Anja Klauss. In fondo anche il piccolo ippopotamo blu, da mesi in attesa di restauro, non ne può più di stare dentro un museo e, scoperta la natura indomita della giovane ragazza di pietra, decide di farle una proposta. Il piccolo ippopotamo, che già nel libro era un viaggiatore, racconta alla fanciulla di avere qualche conoscenza a New York. Perché allora non partire insieme? I selfie su Instagram e Facebook dei nostri due eroi davanti alla Statua della Libertà sono la giusta chiusa a un piccolo gioiello che riesce a essere tanto divertente quanto irriverente, facendosi beffe di qualsiasi discorso pomposo e retorico, preferendo un gesto (cinematografico) tanto audace quanto originale, affrancato da qualsiasi timore reverenziale sia rispetto alle tematiche affrontate sia nei confronti di autori e registi riconosciuti.