La pelle che abito di Pedro Almodóvar

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Questa sera su Iris (canale 22) alle 21:05 La pelle che abito di Pedro Almodóvar, presentato al Festival di Cannes nel 2011. Sicuramente non tra i lavori più riusciti del regista spagnolo, ne scriveva su Cineforum 505 Emiliano Morreale proprio in occasione dello speciale sul Festival di Cannes.


Nel 1960, Georges Franju diresse un film che è diventato un classico dell’horror psicologico: Les yeux sans visage (Occhi senza volto), nel quale l’affermato chirurgo plastico Pierre Brasseur rapiva e uccideva giovani donne per ricostruire a poco a poco il volto di sua figlia, sfigurata in un incidente automobilistico. Girato in bianco e nero, per lo più concentrato nella casa-clinica del chirurgo, Les yeux sans visage anticipava con inquietante preveggenza la deriva estetico-chirurgica degli ultimi decenni. Corpi nuovi, muscoli e pelle nuova, «la pelle nella quale vivo», come dice il titolo del nuovo film di Pedro Almodóvar, il primo nel quale l’autore spagnolo si avvicina all’horror. Che, essendo nel cinema il parente più prossimo del mélo, sembrava molto affine alle sue corde.

In La piel que habito c’è l’affermato chirurgo estetico Antonio Banderas che, dopo la morte della moglie amatissima in un incendio, si dedica anima e corpo allo studio di una nuova pelle, indistruttibile, quella che avrebbe potuto salvarla, e alla creazione di una donna bellissima (ricavata da un ragazzo rapito), completamente protetta da quella pelle. Anche con lui c’è una governante archetipica, interpretata da Marisa Paredes. Inevitabilmente, tra Creatore e Creatura, i rapporti – anche sessuali – si complicano.

È davvero un peccato che La piel que habito non sia un film riuscito, perché Almodóvar era perfetto per la rivisitazione di un tema simile, con il suo miscuglio di generi e sessi, di postmoderno e naïf, di eccessi drammatici e sottintesi ironici. Ma la storia non prende quota, la commedia (che in certi momenti ricorda le follie del primo Almodóvar) non riesce a saldarsi con l’orrore, l’attrazione con la repulsione. La piel que habito si ferma al livello dei suoi film minori. E lascia la voglia di vedere il film che Almodóvar non ha fatto, quello che comincia nell’ultima sequenza, quando la bellissima Vera-Vicente torna al negozio di moda della mamma, per cominciare la sua storia di Creatura alla scoperta di sé e del mondo.