Darth Vader ci guarda dalla copertina con le sue orbite vuote. Nero e lucido, su uno sfondo grigio acciaio, il rinnegato cavaliere jedi passato al lato oscuro della Forza sembra volerci attirare nel suo mondo cupo e indistinto. Sarà un caso che, verso la fine dell'anno delle sale chiuse, dei film che non escono o escono solo in streaming, della pigrizia coatta e certamente acritica che non può non aver colto tutti tra un divano e un computer, il dizionario cinematografico più ricco e più articolato d'Italia (e non solo) si presenti con una copertina tanto minacciosa?
Forse è un caso, ma forse è anche un gioco. Infatti, tra le nuove schede tematiche, insieme a quelle dedicate a Gianni e Pinotto, ai Dc Comics, alla Marvel e ai cortometraggi di Buster Keaton, c'è quella lunghissima, informatissima e, come dice lo stesso autore, "definitiva" su Star Wars, curata da Filippo Mazzarella e Alberto Libera. Cioé della saga che, comunque si giudichino i singoli episodi, è quasi un peccato mortale vedere fuori da una sala cinematografica. Quindi, il significato della copertina si ribalta: il cattivo Darth Vader ci sta richiamando tutti dentro a un cinema.
Come fa, d'altra parte, l'esergo che apre l'introduzione di Paolo Mereghetti: «"Va bene", gli disse Cottard, "va bene, ma che cosa intendi per ritorno a una vita normale?" "Nuovi film al cinema", disse Tarrou sorridendo», da La peste di Albert Camus. Ecco, una vita normale, dove i cinema, i teatri, gli auditori, i musei tornino a essere elementi consueti, o almeno possibilità quotidiane, e non luoghi arcani, fra non molto arcaici e mitici, dei quali da noi qualche figura pubblica parla solo incidentalmente e molto raramente.
In questo pigro inverno del nostro scontento, Il Mereghetti ci invita di nuovo al cinema. Con 33.000 voci, filmografie di registi e attori, pagelle, voci tematiche, e con la revisione costante cui l'autore (coadiuvato dai collaboratori Filippo Mazzarella, Roberto Curti, Alberto Libera, Roberto Manassero, Alex Poltronieri, Carlo Alberto Amadei, Giacomo Calzoni, Alessandro Stellino, Alberto Pezzotta, Emanuele Sacchi e Daniela Persico) sottopone ogni due anni le sue stesse scelte: film che rivisti oggi guadagnano stellette (al massimo quattro), altri che invece scendono nelle classifiche, senza distinzione tra il più rigoroso cinema d'autore e il cinema popolare.
Perdersi dentro al Mereghetti è un piacere cinefilo, oltre che un gesto indispensabile per chi voglia saperne di più dei film che sta per vedere o rivedere su qualche schermo domestico. Perché l'autore non ha nulla contro le visioni casalinghe e sottolinea giustamente che, bloccando l'uscita di gran parte dei blockbuster americani (ma non Tenet di Nolan, che guadagna una scheda enorme, ma due stelle e mezzo), se non altro la pandemia ha permesso a molti film piccoli, italiani e stranieri, di arrivare (via sala, a singhiozzo, o via streaming) al pubblico.
E questa potrebbe diventare una buona abitudine, se e quando finalmente tornerà non solo l'abitudine di andare al cinema, ma soprattutto un po' di attenzione (quella che manca da tempo immemorabile) culturale, mediatica, politica per il cinema.
È stato certamente un segnale di coraggio, da parte di Paolo Mereghetti e dell'editore (Baldini+Castoldi - La nave di Teseo), decidere di uscire proprio ora con i tre proverbiali, massicci volumi (di carta!): ci vuole una visione, e forza d'animo e (per gli acquirenti) anche quel tanto di forza fisica per trasportarli. Ma ne vale la pena.