Il regista Nikolaus Geyrhalter nei suoi lavori precedenti aveva affrontato le ipocrisie legate all’industria coinvolta nella produzione del cibo (Unser täglich Brot, 2005) e la distruzione di vaste zone del pianeta a causa del proliferare delle miniere a cielo aperto (Earth, 2019). Con questo documentario, egli completa una sorta di trilogia affrontando il tema di come viene gestito, o non gestito, lo smaltimento dei rifiuti in parti del mondo assai lontane. All’interno della proposta di questo Concorso Internazionale, insieme con Sermon to the Fish del regista azero Baydarov, ci sembra di cogliere un embrione di riflessione che arriva dal mondo del cinema sui rischi che corriamo a causa di una gestione folle delle risorse e di un inquinamento indiscriminato, seppure con stili ed esiti assai differenti.
Matter Out of Place mette in luce le profonde contraddizioni che sono alla base delle tecniche sullo smaltimento dei rifiuti. Mentre nelle “civilissime” Austria e Svizzera la cultura della differenziazione e dello smaltimento dei rifiuti ha raggiunto livelli elevatissimi in termini di risultato, altrettanto non si può dire di ciò che avviene nel resto del mondo. Il documentario si occupa, per esempio, di situazioni agli antipodi, come il Nepal, dove esiste una sorta di primitiva raccolta porta a porta che poi sfocia in una processione interminabile di camion strapieni che svuotano il loro carico in enormi discariche a cielo aperto dal fetore insopportabile. Non dissimile la situazione nelle Maldive, il paradiso dei turisti, dove la produzione di rifiuti dei resort a 5 stelle viene abilmente occultata su un’isola lontano dallo sguardo dei turisti. Ciò che il documentario testimonia è anche il tentativo di coraggiose associazioni come quelle in Grecia e Albania mostrate dal regista dove, squadre di volontari tentano, con entusiasmo encomiabile, di raccogliere le tonnellate di rifiuti che soffocano spiagge e fondali marini, ma parliamo di situazioni che nel complesso incidono in modo quasi irrilevante, una goccia nel mare.
Le immagini che propone Geyrhalter nel suo originale giro del mondo della spazzatura, sono di per sé esaustive e trasmettono in modo inequivocabile il punto di vista del regista. Sarebbe stato interessante però dare anche voce alle persone implicate in questi processi, soprattutto a coloro che si impegnano per cambiare la situazione, per avere qualche informazione supplementare su cosa si può fare per migliorare delle situazioni obiettivamente assai deteriorate.