Il grande assente della conferenza stampa di The Zero Theorem è certamente Christoph Waltz. Per fortuna la presenza del regista Terry Gilliam compensa largamente la mancanza dell’attore austriaco, un po’ perché con i giornalisti che lo incalzano, l’istrionica personalità di Gilliam trova pane per i suoi denti, un po’ perché i due attori che lo accompagnano, David Thewlis e una Mélanie Thierry un po’ distratta (e col pancione), non paiono avere poi tutta questa voglia di parlare.
Gilliam quindi si lascia andare a riflessioni sulle grandi domande della vita e sui temi più scottanti dell’attualità: «Il futuro è qualcosa che mi atterrisce, mi sembra che ci abbia preso prima che noi potessimo afferrare lui. Ormai i rapporti fra le persone sono completamente virtuali, ce ne stiamo lì davanti a un computer e ci interfacciamo gli uni agli altri senza conoscerci per davvero. Il mondo, nella rete, è qualcosa a cui tutti abbiamo accesso ma non per questo tutti siamo considerati uguali. Nella realtà siamo distantissimi. Il fatto che usiamo un avatar per farci conoscere dagli altri fa sì che le persone ci vedano per come non siamo per davvero. Il mio protagonista, per esempio, rimane deluso dal personaggio interpretato da Mélanie quando lo conosce nel mondo reale, ma se ne innamora quando la incontra nel web».
Ancora sul film: «Credo che le tecnologie siano una nuova forma di fede. Il protagonista vive in una chiesa perché volevamo rendere esplicita questa cosa. Ed egli in fondo subisce questo tipo di sottomissione al mondo dei computer, non riesce ad accettare che la vita sia governata dalla tecnologia, è uno che si fa domande: questa è la sua condanna!»
Riguardo la produzione, invece, tiene a sottolineare lo straordinario lavoro che la sua troupe è riuscita a fare nonostante il budget ridotto: «Siamo andati a girare a Bucarest perché lì costa tutto molto poco, fare il film a Londra sarebbe stato impensabile. Devo ringraziare la squadra con cui ho lavorato: tutti si sono impegnati al massimo e siamo riusciti a ottenere grandi risultati. Le scenografie in fondo rispecchiano, nel loro aspetto un po’ dozzinale, il tipo di atmosfera nella quale abbiamo lavorato (…) Ma lasciatemi dire che Bucarest è una città straordinaria. Sapete, lì non c’è sicurezza, ma si può fare un po’ quello che si vuole, credo che questa cosa in altre parti dell’Europa non sia possibile, i governi continuano a regolamentare le nostre vite inventando divieti su divieti (i numerosi cartelli di divieto che si vedono nel film raccolti tutti insieme sono ispirati a qualcosa del genere che ho visto ad Anversa), ma credo che sia molto pericoloso. Scusate se lo dico pubblicamente, ma mi sono rotto!»
Alla Thierry, poche domande e quasi tutte da giornalisti francesi. A chi suggerisce un paragone fra la giovane attrice e Brigitte Bardot risponde ancora Gilliam: «Veramente io le ho consigliato di cercare di essere una cosa a metà fra Judy Holliday e Marilyn Monroe». La fa facile, lui!