La 34^ edizione del Bergamo Film Meeting – che inizia ufficialmente oggi – ha avuto un prologo di eccezione. Ieri sera, presso il teatro Sociale di Bergamo alta la band islandese dei Múm ha sonorizzato dal vivo il film di culto Uomini di domenica (Menschen am Sonntang, 1930). Girato in Germania, ancora muto benché si fosse già agli albori dell’epoca del sonoro, Uomini di domenica fu scritto e realizzato da un gruppo di giovani registi, sceneggiatori e operatori tedeschi che da lì a pochi anni, dopo l’avvento del Nazismo, sarebbero emigrati in massa negli Stati Uniti contribuendo alla costruzione dell’Olimpo hollywoodiano. Robert Siodmak e Edgar G. Ulmer alla regia, Curt Siodmak e Billy Wilder alla sceneggiatura e Fred Zinnemann come operatore sono solo alcuni dei grandi cineasti che confezionarono il film.
Un’opera che rimane ancora oggi un raro esempio di perfetta commistione fra documentario e fiction, una meravigliosa testimonianza storica su un paese e una città (Berlino) che di lì a pochi anni non sarebbero più stati gli stessi e soprattutto un lavoro di rara efficacia e sorprendente lucidità sulle potenzialità espressive del cinema muto. Tutto reso con un perfetto equilibrio fra le sperimentazioni avanguardistiche dell’espressionismo e del fermento artistico della repubblica di Weimar e un linguaggio pop venato di quel tipico umorismo anticipatore della grande stagione della commedia (soprattutto hollywoodiana) degli anni Trenta.
Tutti temi con i quali i Múm – band che si muove fra sperimentalismo glitch, improvvisazione e fusione post-rock – si trovano a proprio agio e sanno interpretare alla perfezione. Frutto di un lavoro di ricerca durato anni – la prima idea di avvicinarsi alla sonorizzazione dei film muti, ci dice Örvar Þóreyjarson Smárason (uno dei due componenti, su otto totali che formano la band, a portare in tour questa performance) è del 1998 – la scelta di Uomini di domenica è stata tutt’altro che casuale. La prima esperienza di sonorizzazione fu infatti con La corazzata Potëmkin (Bronenosets Potyomkin, 1925) ma non andò come previsto. Il tono drammatico del film infatti non si sposava troppo bene con le loro improvvisazioni. L’aver trovato in un film che fonde il documentario alla commedia invece, aggiunge Gunnar Örn Tynes, è stata una grande fortuna, «non appena abbiamo visto questo film, abbiamo subito capito che era quello giusto».
Il risultato della performance, nella serata dell’inaugurazione del Bfm, che come ogni esibizione – per via dell’alto grado di improvvisazione – resta qualcosa di unico e mai uguale a se stesso, è una vera e propria Gesamtkunstwerk che coinvolge i sensi della vista dell’udito. I Múm sono particolarmente attenti a non sovrastare le immagini, la musica è allo stesso tempo commento e colonna sonora, ma resta al servizio del testo filmico, ne è tessuto connettivo. Lentamente, per tutto il film, fra un’immagine e l’altra la musica si rende ora diegetica (come quando sembra scaturire da un giradischi che viene azionato da una delle protagoniste) ora puramente esterna, aliena, avvolgente. Un connubio tuttavia difficilmente descrivibile e decifrabile perché, come dice ancora Örvar: «questo legame fra musica e immagini è come una specie di magia, e una magia non si può spiegare!».